Mosca, la foto dell’orrore fa tremare Putin

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MOSCA — L’orrore in una foto. Un’immagine che sembra uscita dagli agghiaccianti documenti dei lager nazisti o dei gulag staliniani della Kolyma. Detenuti ammassati come bestie in una cella piccola e sporca. Ma quello che inquieta di più sono la data e il luogo dello scatto: estate 2009, carcere di Butyrskaja nel centro di Mosca. La foto, pubblicata, ieri dal britannico Daily Mail è un colpo gravissimo per l’immagine internazionale del governo russo, e rende sempre più tetra la vicenda del cosiddetto caso Magnitskij, un giovane avvocato russo morto misteriosamente in cella subito dopo le sue denunce della macchina della corruzione che dal colosso energetico Gazprom passa per gli uomini più importanti del sistema fino al presidente Putin in persona. Prima di morire nel carcere più moderno di Matriosskaja Tshima, Magnitskij ha passato mesi nell’inferno descritto dalla foto. Un’immagine di repertorio dunque quella pubblicata dal Daily Mail, presa da uno dei tanti reportage di denuncia fatti negli anni scorsi. Ma che calza perfettamente con le nuove rivelazioni sulla detenzione di Magnitstkij pubblicate in un articolo del suo datore di lavoro, Bill Browder: «Magnitskij fu costretto come gli altri detenuti a mangiare cibo avariato, con larve di scarafaggio dentro alle scodelle di metallo. Poi veniva regolarmente picchiato e torturato ».
Foto e articolo scuotono l’opinione pubblica occidentale e feriscono il Cremlino in giorni in cui il “caso Magnitskij” sta creando seri problemi ai rapporti internazionali
di Mosca. Il governo russo ha accettato proprio l’altro ieri di avviare un’inchiesta sulla morte del detenuto come imposto dal Consiglio d’Europa, ma in pochi credono che il mistero possa essere definitivamente svelato dalle autorità  russe. Se non altro perchè le fonti ufficiali continuano a parlare di morte naturale ammettendo, al massimo, una certa trascuratezza e qualche errore di valutazione da parte dello staff sanitario carcerario. Intanto Stati Uniti e Gran Bretagna continuano le pressioni sulla Ue per ufficializzare cosiddetta la “Magnitskij List”, un elenco di 60 tra funzionari e manager di Stato russi a cui vietare l’accesso in Europa e in America.
Il caso è noto. Comincia con l’arresto dell’avvocato Magnitskij nella sede russa della sua compagnia, la anglo-americana Hermitage Capital Management. L’accusa è di frode fiscale. La compagnia che lavorava come partner di Gazprom aveva da tempo cominciato a raccogliere dossier su episodi di corruzione che vedevano in primo piano personaggi di altissimo livello. L’arresto di Magnitskij scatena uno scambio di accuse incrociate. L’avvocato è imputato ma diventa un testimone chiave per svelare le magagne di Gazprom e dei suoi potentissimi dirigenti. Dopo la morte di Magnitiskij, Biull Browder, ammini-stratore delegato di Hermitage, trasloca da Mosca a Londra. E comincia a denunciare quello che secondo lui è stato un omicidio premeditato ordinato dall’alto.
Da allora a oggi il clamore delle accuse ha più volte messo in imbarazzo il Cremlino. Accertato che Magnitskij soffriva di gravi problemi gastrici, è ormai certo che i medici del carcere non hanno fatto molto per aiutarlo. Dopo mesi di sdegnato disinteresse il Cremlino ha deciso di avviare un’inchiesta che comunque si incentra sui medici e sul direttore del carcere che non avrebbero colto lo stato di debolezza e di prostrazione del detenuto. Ma Bill Browder insiste sull’omicidio premeditato. E ieri, dopo la notizia dell’avvio di un’indagine della Procura di Mosca ha voluto riaprire la questione con la massima forza. Ha elencato le sofferenze di Magnitiskij già  note da tempo. Ma la scelta della foto dell’orrore ha fatto molto di più. Scatenando reazioni indignate su internet e raccontando il caso Magnitskij anche ai più distratti.


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