Meglio i preti della scuola pubblica. La scelta dei musulmani in Belgio
BRUXELLES — «È giusto, se la maggioranza degli allievi di una scuola cattolica crede in Allah, non permettere loro di seguire un corso sull’Islam?». «Traditore!», è stato il primo commento sul Web. Ma Etienne Michel, capo del Segretariato generale delle scuole cattoliche in Belgio, non voleva tradire nessuno, quando l’altro giorno ha lanciato in un congresso la sua idea subito sposata dagli insegnanti e anche da molti genitori. Raccontava anzi un pezzo di realtà : in varie scuole cattoliche belghe gli allievi ed allieve musulmane sono ormai maggioranza, almeno secondo i dati ufficiosi visto che non ne esistono di ufficiali. E sui loro portoni, a fine mattinata, capita di vedere qualche ragazza con il velo: nelle scuole con il crocifisso, si sentono forse più «libere» di coprirsi il capo. L’aumento dei musulmani è certificato anche nelle scuole pubbliche e laiche, del resto: ad Anversa, seconda città del Paese, gli studenti musulmani sfiorano il 50% già nella media degli istituti, e lo superano in alcuni. E lo scorso 26 ottobre, festa islamica dell’Aid, all’ateneo reale Thomas di Bruxelles-Forest, su 750 iscritti solo 50 erano presenti.
Ma gli insegnanti cattolici auspicano ora corsi sull’Islam nelle loro scuole, non nelle altre. È diverso. «C’è qualche ambiguità » in quest’idea, dice l’arcivescovo di Bruxelles e capo dei vescovi belgi André Leonard: «Nelle scuole coraniche, nei Paesi musulmani, non si organizzano corsi di cattolicesimo per i cristiani». Le scuole con il crocifisso sono anche le stesse che tempo fa bocciarono i corsi alternativi di «morale laica». Se il vento sembra sul punto di cambiare (l’idea di Etienne Michel dovrebbe sfociare in una proposta formale), è certo per l’aumento degli alunni musulmani. Ma perché questi e le loro famiglie preferiscono proprio gli istituti cattolici, dove si studia il Vangelo, e non quelli pubblici dove avrebbero già a disposizione corsi alternativi di religione, anche sulla loro fede?
È da un paio di anni che i sociologi di qui si rompono la testa su questa domanda. E anche quelli francesi, dato che in Francia accade lo stesso. Le risposte azzardate finora nelle analisi e nei sondaggi sono diverse: le scuole cattoliche vengono giudicate comunque di miglior livello rispetto a quelle pubbliche, e poi — dicono i genitori musulmani — vi si venera un solo Dio, al di là di ogni scetticismo laico; nelle scuole cattoliche le alunne musulmane avvertono meno la pressione dei loro correligionari fondamentalisti o la curiosità degli altri, e possono fare più amicizie fra ragazze e ragazzi, frequentare ambienti diversi. Per dirla con lo studio pubblicato da un noto centro di ricerca, l’Avec: spesso le motivazioni «si basano proprio sul carattere cattolico della scuola, che non ostenta segni di appartenenza e lascia spazio alle convinzioni altrui: ma queste scuole attirano anche perché si richiamano a una religione monoteista e condividono gli stessi principi di base dell’Islam».
E almeno in alcuni istituti, le ragazze che lo desiderano possono indossare più facilmente quel velo che altrove è quasi sempre proibito. Ben inteso: il Segretariato delle scuole cattoliche non permette l’uso del velo, anzi «raccomanda» ai presidi di vietarlo. E fra i 4 istituti pubblici o privati di Bruxelles che ancora lo autorizzano è proprio uno cattolico, il Figlie di Maria, che ha in programma di eliminare la deroga. Solo 5 anni fa, all’Istituto delle Orsoline che ha l’85% di alunni musulmani, le ragazze con il velo facevano la fila per iscriversi. Ora c’è il divieto anche lì, ma sui banchi di Bruxelles le studentesse velate non sono scomparse, anzi: ogni tanto la «raccomandazione» giunta dai vertici viene ignorata da qualche preside, senza mai troppa pubblicità . Così i fedeli della mezzaluna, nei banchi sotto il crocefisso, continuano ad aumentare.
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