Malore in redazione, muore il direttore di «Le Monde»

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Izraelewicz, 58 anni, è stato un uomo poco appariscente e questo, per alcuni, era un difetto: Le Monde ha un ruolo centrale nella vita intellettuale, culturale e politica della Francia e mai come negli ultimi tempi il suo direttore è stato così poco presente nei dibattiti o nelle occasioni pubbliche. Ma Izraelewicz si dedicava con dedizione, e una competenza universalmente riconosciuta, alla ristrutturazione del giornale dopo il difficile periodo che aveva preceduto la sua nomina, quando Le Monde era stato oggetto delle mire di diverse cordate e la redazione appariva spaccata.
La sua nomina, decisa un anno e mezzo fa dai nuovi proprietari Mathieu Pigasse, Pierre Bergé e Xavier Niel, venne ratificata dai giornalisti a larga maggioranza, con il 74% dei voti: segno della grande stima che ha sempre accompagnato Izraelewicz nei giornali in cui ha lavorato.
Nato a Strasburgo, studi economici alla prestigiosa à‰cole des hautes études commerciales de Paris (Hec) e poi al Centro di formazione dei giornalisti, dopo gli esordi al settimanale L’Usine nouvelle Izraelewicz entrò a Le Monde nel 1986 come redattore dell’economia, per diventare capo del settore tre anni dopo. Corrispondente a New York poi caporedattore, nel 2000 ha lasciato il giornale del pomeriggio per entrare a Les Echos come editorialista, diventandone direttore sette anni dopo.
Nel 2008, quando il gruppo Lvmh di Bernard Arnault comprò Les Echos, Izraelewicz si è opposto ai tentativi del direttore generale Nicolas Beytout di influire sulla linea editoriale del giornale, fino a lasciarlo per passare al concorrente La Tribune. Pochi giorni fa, a Le Monde, Izraelewicz aveva inaugurato l’edizione completamente a colori del giornale, dopo avere rafforzato la parte economica e inaugurato un nuovo supplemento settimanale.
Il presidente della Repubblica, Franà§ois Hollande, ha voluto nella notte rendere omaggio a Erik Izraelewicz con un comunicato in cui ricorda «un economista di fama, un professionista tanto esigente quanto generoso, che trattava le persone con una benevolenza che non gli impediva di essere inflessibile quando occorreva giudicare le azioni o commentare le scelte. Con lui la Francia perde un giornalista di grande talento».


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