Ma Romney ha già  messo in campo la nuova squadra per la Casa Bianca

by Sergio Segio | 5 Novembre 2012 7:22

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Soprattutto se dovesse vincere Mitt Romney, segnando l’ennesimo cambio di stagione politica che periodicamente investe Washington, rovesciandola come un guanto. Ma il rinnovo del personale politico sarebbe importante e significativo anche se Obama, in testa negli ultimi sondaggi, fosse riconfermato. Uno scenario paventato ieri sera dallo stesso Romney: il candidato repubblicano si è attirato i fischi dei suoi sostenitori in Ohio per essersi lasciato sfuggire che una rielezione del presidente «è possibile, ma non probabile».
Ancora a settembre il toto-nomine ruotava tutto intorno al campo democratico. Ma dopo la spettacolare rimonta dello sfidante, anche il fronte repubblicano è entrato in fibrillazione. E la campagna di Romney ha varato il «Readiness Project», un’operazione interna e altamente confidenziale, tesa ad assicurare un’eventuale transizione morbida, densa di short-list di potenziali candidati ai posti cruciali della futura Amministrazione.
Sarà  il presidente ad avere l’ultima parola. Anche perché il vetting, la verifica che i nomi in ballo siano inattaccabili sotto il profilo politico e personale, in passato si è rivelato sempre pieno di sorprese. Ma per gli incarichi decisivi, le ipotesi sembrano già  ben definite.
Così sarà  Mike Leavitt, ex governatore repubblicano dell’Utah ed ex ministro della Sanità , a guidare il transition team di Romney, con la sicura prospettiva di diventare capo dello staff della Casa Bianca, primo ministro di fatto e chiave di volta dell’accesso al presidente. La scelta punta verso un approccio moderato e pragmatico, che non piacerà  necessariamente alla destra repubblicana e al Tea Party.
Né molta simpatia nell’ala più ideologica suscita il candidato in pole position al posto di Segretario di Stato, quel Robert Zoellick, già  segretario al Commercio e presidente della World Bank, così bipartisan da essere preso in considerazione per un incarico perfino in una seconda Amministrazione Obama. Alla guida della politica estera, i conservatori duri e puri preferirebbero invece il neo-con John R. Bolton, ex ambasciatore all’Onu di George W. Bush, che è stato tra i consiglieri di Romney in campagna. Richard Williamson, esperto di politica internazionale molto ascoltato dallo sfidante, corre per il posto di consigliere per la sicurezza nazionale.
Due i nomi in ballo per il Dipartimento del Tesoro: contro Rob Portman, senatore dell’Ohio ed efficace sparring partner di Romney per i dibattiti, gioca l’argomento che dovrebbe dimettersi dal Senato, aprendo la strada a un’incerta elezione suppletiva. Più accreditato è R. Glenn Hubbard, preside della Columbia Business School, ex capo dei consiglieri economici di George W. Bush.
Per il Pentagono è in ballo l’ex senatore del Missouri James M. Talent, che ha accompagnato lo sfidante nel suo controverso viaggio a Londra la scorsa estate. Altri nomi per incarichi nel comparto difesa-sicurezza sono quelli di Dan Senor, che fu portavoce dell’Autorità  Provvisoria in Iraq; Elliott Abrams, Mitchell Reiss e Richard Haass, che servirono entrambi nell’Amministrazione di Bush figlio.
Infine, per la delicatissima posizione di portavoce, la scelta cadrebbe tra Eric Fehrnstrom e Kevin Madden, attuali consiglieri politici della campagna repubblicana.
Fra i democratici, in caso di rielezione di Obama, sono date per certe le partenze di Hillary Clinton e del segretario al Tesoro, Timothy Geithner. Tramontata la stella di Susan Rice, l’ambasciatrice all’Onu coinvolta nelle polemiche seguite all’attacco di Bengasi, il nome più ricorrente per il Dipartimento di Stato è quello di John Kerry, il senatore del Massachusetts, che ha allenato (male, si obietta con qualche ragione) Obama per i dibattiti. Ma il candidato più forte sembra essere il consigliere per la Sicurezza nazionale, Tom Donilon. Questo aprirebbe la strada per sostituirlo a una donna, Michelle Flournoy, che è stata vice al Pentagono fino al 2011. Al Tesoro, la preferenza di Obama va al suo Chief of Staff, Jacob Lew, che diresse l’Ufficio del Bilancio con Clinton.
Jay Carney, molto apprezzato dal presidente, sarebbe all’inizio riconfermato come portavoce. Ma in corso d’opera, dato il rapido grado di logoramento dell’incarico, potrebbe essere sostituito da una donna: la gara è tra Stephanie Cutter, numero due di Obama2012, e Jen Psaki, portavoce della campagna.

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