L’Università  intitolata a Rabbani? «Era un criminale di guerra»

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Altroché «martire della pace»: negli anni ’90 ha fatto uccidere e torturare. Poi è calata l’amnistia Non si placano le proteste degli studenti di Kabul contro la decisione di Hamid Karzai di intitolare l’Università  di Kabul all’ex presidente Burhanuddin Rabbani. Fondatore e capo del partito religioso afghano Jamiat-i-Islami, Rabbani è stato ucciso il 20 settembre del 2011 in un attentato suicida nella sua residenza di Kabul, nel quartiere diplomatico Wazir Akbar Khan. Presidente afghano durante la sanguinosa guerra civile tra il 1992 e il 1996, è noto come uno dei più grandi criminali in Afghanistan e per aver commesso feroci crimini di guerra nella prima metà  degli anni ’90, uccidendo più di sessantacinque mila civili, costringendo molti afghani a lasciare il paese e distruggendo la città  di Kabul. Secondo un rapporto del 2005 intitolato Blood-Stained Hands («Mani insanguinate»), pubblicato dall’Osservatorio sui Diritti Umani e Human Rights Watch, Rabbani e le sue milizie avrebbero torturato, rapito, stuprato e ucciso centinaia di migliaia di civili anche negli anni successivi, gettando acido sul volto delle studentesse della stessa Università  di Kabul in cui oggi è affissa una targa in suo onore. Nel 1993, proprio a pochi passi dall’università  che ora porta il suo nome, Rabbani insieme alle milizie di Ahmad Shah Massoud e Rasool Sayyaf uccisero barbaramente centinaia di civili di etnia Hazara in un attentato che divenne noto come il massacro di Afshar.
Nominato nel 2010 capo dell’Alto consiglio di pace,l’organismo istituito da Karzai per condurre la mediazione con i Taleban, Rabbani non fu mai processato per i crimini commessi, grazie all’amnistia concessa dal governo di Karzai nel 2010 che graziò molti signori della guerra tra i quali lo stesso leader jihadista per le atrocità  compiute negli ultimi trent’anni, legittimandoli così agli occhi della comunità  internazionale.
A un anno esatto dalla morte di Rabbani, il presidente Karzai ha rinominato l’ateneo della capitale e la strada su cui affaccia in ‘Università  del Martire della Pace e Professore Burhanuddin Rabbani’, in ricordo dell’ex leader jihadista. Decisione controversa, che ha subito scatenato le proteste di centinaia di studenti afghani: dal 23 settembre scorso continuano a manifestare ogni giorno davanti all’università  chiedendo che il decreto venga immediatamente revocato e la targa commemorativa rimossa. Non sono mancati gli scontri e gli arresti: una ventina di studenti sono stati fermati mentre alcuni studenti e poliziotti sono rimasti feriti. Le proteste si sono poi estese davanti al Parlamento quando un gruppo di studenti ha bloccato l’entrata del palazzo che ospita l’Assemblea invocando la revoca del decreto. Secondo fonti locali, tre studentesse che manifestavano nella Piazza del Parlamento sono state investite da un’auto guidata da un deputato della provincia di Herat, sostenitore di Rabbani, che poco prima aveva tentato di prendere a calci alcuni manifestanti.
Da settimane molti studenti rifiutano di tornare in aula, le lezioni sono state sospese e diversi insegnanti si sarebbero dimessi in segno di protesta. Uno studente di fisica, Mohammad Ausat, ha dichiarato che le proteste, sospese durante la festività  islamica di Eid al-Adha, riprenderanno a breve e diventeranno ancora più violente se il decreto presidenziale non sarà  revocato, e il movimento studentesco chiederà  l’appoggio delle voci democratiche e liberali del paese – mentre alcuni manifestanti si dicono pronti a rimuovere la targa con il nome di Rabbani se il presidente Karzai non interverrà  al più presto.
Uno studente presente alle manifestazioni ha dichiarato all’agenzia di stampa Pajhwok Afghan News che le opinioni in merito al decreto sono contrastanti: alcuni studenti dell’università  approvano la decisione del presidente Karzai di rinominare l’ateneo in onore di Rabbani, celebrato come un «martire della pace», mentre la maggior parte si dichiara offesa e definisce questa scelta un atto vergognoso e «un insulto alle settantamila vittime uccise da Rabbani e le sue milizie». Molti studenti insistono che non permetteranno al governo Karzai di commemorare come un eroe nazionale uno dei criminali più spietati della storia del loro paese; altri invece hanno criticato il presidente accusandolo di aver coinvolto l’università  in una questione politica troppo controversa.
Il presidente Karzai ha ammesso nei giorni scorsi davanti a un gruppo di studenti convocati nel suo ufficio di aver commesso un ‘errore’ in quanto avrebbe dovuto prima sottoporre la proposta agli insegnanti dell’università  e al Ministero dell’educazione e ha promesso di risolvere presto la questione. Ma intanto la targa in onore a Rabbani non è stata rimossa e gli studenti sono pronti a riprendere le proteste.
www.osservatorioafghanistan.org


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