by Sergio Segio | 24 Novembre 2012 7:26
FRANCOFORTE — È in atto un «ritorno graduale della fiducia nelle prospettive dell’eurozona», dopo un anno «intenso», che ha visto una recrudescenza della crisi finanziaria e un nuovo indebolimento economico, ha detto ieri il presidente della Bce Mario Draghi ai banchieri europei riuniti nel ventiduesimo convegno finanziario a Francoforte. Spiegando che la svolta è avvenuta essenzialmente grazie all’annuncio del nuovo scudo antispread (il cosiddetto Omt) da parte della Bce nell’estate scorsa, che ha costituito anche «un freno credibile agli scenari catastrofici» circolanti allora nei mercati. E alle attuali condizioni «molto più benigne dei mercati» ha contribuito anche la «coesione e la risolutezza dei responsabili europei», con la decisione di accelerare il processo di creazione di un’unione finanziaria e di una unione bancaria con una vigilanza paneuropea unica e al meccanismo salva Stati Esm.
Un messaggio cautamente ottimistico, accolto in modo positivo dai mercati — anche lo spread fra Btp e Bund è calato a 322 punti — insieme alla schiarita delle aspettative industriali in Germania e alla «fiducia» sulle possibilità di trovare una soluzione per il prestito alla Grecia, espressa a Francoforte dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schà¤uble.
Tuttavia, per Draghi il ritorno della fiducia rimane legato a tre condizioni fondamentali. E per questo ha rassicurato i mercati finanziari dicendo che «siamo pronti ad applicare il programma» di acquisto dei titoli statali. Mentre è necessario che i governi dell’eurozona continuino «a perseguire le riforme strutturali» per «recuperare competitività » e porre le basi per una crescita sostenibile nel tempo. E che i leader europei proseguano «con determinazione» nelle riforme istituzionali.
Fra queste ultime «è indispensabile» secondo Draghi porre «il più presto possibile» le basi giuridiche per un’autorità paneuropea di vigilanza — idealmente il primo gennaio 2013 — mentre in seguito, si è detto d’accordo «con chi afferma che deve essere fatta bene». Inoltre per il numero uno di Eurotower la decisione della Ue di costituire un’autorità bancaria unica «intorno alla Bce era l’unica soluzione pragmatica possibile viste le circostanze attuali», di frammentazione del sistema finanziario europeo. Altro elemento fondamentale secondo Draghi è la «necessità di una separazione rigorosa tra la politica monetaria e la supervisione», che non metterebbe in pericolo l’obiettivo della stabilità dei prezzi e di indipendenza della Bce.
Mentre il supervisore unico deve avere competenza su «tutte le banche dei Paesi membri», per garantire uno scenario con «condizioni uguali per tutti». Di diverso avviso, invece, il ministro alle Finanze Wolfgang Schà¤uble. Il quale, pur sostenendo il passaggio dell’autorità di vigilanza bancaria alla Bce, ha definito «puramente illusoria», la proposta che i 6 mila istituti di credito europei «vengano sorvegliati dalla Bce o anche da un’altra istituzione europea».
Come largamente atteso, le critiche maggiori sono provenute dal il capo della Bundesbank Jens Weidmann. Il quale ha sottolineato ancora una volta i «rischi per la stabilità » del sistema, derivanti dalla liquidità messa a disposizione della Bce.
Weidmann ha ribadito che per i governi gli interventi della Bce potrebbero rivelarsi «controproducenti», in quanto rappresentano «una scorciatoia per non affrontare i problemi». E per questo in futuro potrebbero essere necessari provvedimenti «più decisivi» per contrastare nuove crisi. Nel mirino del banchiere centrale tedesco c’è anche il ruolo della Bce come supervisore, in quanto fa sorgere «il rischio di un conflitto di interessi» fra la competenza di politica monetaria e quella di supervisore, perché «le banche centrali devono impegnarsi per mantenere la stabilità dei prezzi», ma «non dovrebbe essere compito della Bce occuparsi della stabilità finanziaria».
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