«Sui rientri a Pomigliano decide il mercato»

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MILANO — Sarà  il mercato a decidere il rientro in fabbrica dei cassintegrati Fiat. Lo precisa una nota del Lingotto. E i numeri delle vendite di auto nuove dicono che siamo tornati agli stessi livelli del 1977. I dati di ottobre lasciano pochi margini di ottimismo: per l’undicesimo mese consecutivo il calo è a due cifre, con un -12,4% che porta il cumulativo dei primi dieci mesi 2012 a poco più di 1 milione 200 mila auto vendute, -19,7% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso, quando si registrarono 1 milione 504 mila nuove immatricolazioni.
«Rispetto ai livelli del 2007, negli ultimi 5 anni abbiamo perso quasi il 44% del mercato», commenta il presidente Anfia (l’associazione nazionale dell’industria automobilistica) Roberto Vavassori. «Per le imprese della filiera automotive italiana lo stato di allarme rimane forte, soprattutto perché i volumi di produzione di autoveicoli nel nostro Paese sono al di sotto della soglia critica per la tenuta del tessuto industriale». Commentando i dati di fine mese, Jacques Bousquet, dell’Unrae (l’associazione delle case estere in Italia), punta il dito contro il governo, che «non ha saputo, potuto o voluto intervenire». Con la conseguenza che «una concessionaria al giorno sta chiudendo, saranno 350 alla fine dell’anno, con 150 nuovi disoccupati alla settimana solo dal sistema distributivo».
Eppure c’è anche chi, come Gian Primo Quagliano del Centro studi Promotor (Csp), vede «una notizia positiva» in questa frenata di otto punti percentuali nella contrazione delle immatricolazioni, dal -25,7% di settembre al -12,4% di ottobre, cui si aggiunge il fatto che «da luglio si è arrestata la caduta del clima di fiducia di imprese e consumatori innescata a metà  dell’estate 2011». Sebbene le previsioni per il 2012 restino ferme a 1,4 milioni di veicoli, cioè sul livello di 33 anni fa, «si può ritenere che la tendenza negativa in atto sia destinata a esaurirsi nel corso dei prossimi mesi», rileva con una buona dose di fiducia il Csp.
In questo scenario, che comunque rimane fortemente negativo, il gruppo Fiat ottiene «un risultato leggermente migliore rispetto a quello del mercato». Lo evidenzia in una nota il Lingotto, aggiungendo che la quota del gruppo è «in crescita di 0,7 punti percentuali rispetto a un anno fa», limitando la flessione delle vendite al 10,32% e a 34.051 vetture immatricolate. Panda e Punto si confermano le auto più vendute. Tra le top ten anche 500, Ypsilon e Giulietta.
La pioggia di ribassi ha colpito anche le vendite degli importatori esteri, con poche eccezioni tra cui spicca il forte progresso della coreana Kia (+80,96% rispetto a un anno fa), e della britannica Land Rover (+27,9%). Nella top ten, gli unici brand che hanno conseguito un progresso nelle vendite sono la Peugeot, terza classificata, (+7,04% a 7.053 unità ) e Toyota, in sesta posizione (+2,51%, 4.618 unità ). Tutti in calo gli altri, a cominciare dalla prima in classifica Volkswagen (-8,64%), seguita da Ford (-26,79%), Opel (-31,34%), Citroà«n (-9,14%), Renault (-28,18%). Tra le tedesche di lusso al primo posto figura Audi (-8,82%), seguita da Bmw (-17,64%) e Mercedes (-15,54%).
Intanto non si placano le polemiche sulla presa di posizione Fiat in merito alla questione dei 19 licenziamenti. Ed è passata al contrattacco. Meno, forse, di quanto avesse pensato in un primo momento di fare. Il Lingotto si è schierato contro la valanga di commenti, e tutti negativi, che ritiene «non pertinenti e inesatti» e ha puntualizzato che «non c’è alcuna urgenza» per il licenziamento dei 19 operai di Pomigliano che dovranno fare spazio ai 19 lavoratori Fiom discriminati, secondo la sentenza della Corte d’Appello di Roma. Lo ha fatto attraverso un comunicato che, alla fine, è apparso edulcorato nella sua parte più dura, quella in cui quei 19 operai venivano definiti «storici oppositori» che «pretendono oggi il passaggio in Fip, utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze sull’iniziativa industriale di Pomigliano».
Una prima versione del comunicato, hanno precisato dal Lingotto, è stata diffusa «per un errore tecnico», trattandosi «solo di una bozza». Quanto alla procedura di mobilità , «nessuna iniziativa può essere avviata dall’azienda prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall’avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso. Non vi è pertanto alcuna urgenza».
Gabriele Dossena


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