«Riassunti i 19 iscritti Fiom ma altrettanti in mobilità »

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MILANO — Lo aveva detto, in caso di ulteriori assunzioni imposte dal tribunale il Lingotto avrebbe fatto ricorso alla Cig o alla mobilità  per mantenere invariato il numero dei dipendenti di Fabbrica Italia Pomigliano (Fip). Motivo: la situazione difficile del mercato italiano ed europeo dell’auto. E ieri la Fiat è passata ai fatti avviando la procedura di mobilità  per diciannove lavoratori, per fare posto a quei diciannove iscritti alla Fiom che hanno vinto la causa in Appello per presunta discriminazione e per i quali la sentenza è immediatamente esecutiva.
Decisione che ha alimentato tensioni nello stabilimento campano, ha scatenato polemiche tra i sindacati e ha suscitato le reazioni della politica, con il leader del Pd Pier Luigi Bersani che ha parlato di «iniziative inaccettabili», Nichi Vendola di Sel che ha accusato Marchionne di considerare i lavoratori «ostaggi Fiat» e l’Idv che di fronte a questo «ricatto» ha chiesto al «governo di intervenire». Mentre il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha invitato l’amministratore delegato della Fiat a «rispettare la Costituzione, la democrazia, le leggi» e a non comportarsi da «miope padrone». In Borsa il titolo Fiat ha perso il 4,33%, scontando così per il secondo giorno consecutivo i risultati trimestrali e le prime indicazioni sul futuro degli impianti.
In una nota ieri Fiat ha spiegato che la newco Fabbrica Italia Pomigliano «non può esimersi dall’eseguire quanto disposto dall’ordinanza e, non essendoci spazi per l’inserimento di ulteriori lavoratori, è costretta a predisporre nel rispetto dei tempi tecnici gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori operanti in azienda». L’azienda «è consapevole della situazione di forte disagio che si è determinata all’interno dello stabilimento» e a giustificazione della propria decisione ricorda «di avere da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già  dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre». Insomma, l’impegno di Fiat è quello di «individuare la soluzione che consenta di eseguire l’ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto».
La sentenza del 19 ottobre scorso, che conferma la condanna per comportamento antisindacale della Fiat, non riguarda solo i diciannove lavoratori iscritti alla Fiom che hanno fatto causa individualmente (per loro la sentenza ha esecuzione immediata), ma anche la causa collettiva intentata dalla sigla dei metalmeccanici della Cgil e che coinvolge 145 lavoratori che dovranno essere assorbiti nella newco: per questi il Lingotto ha 180 giorni di tempo per assumerli. Il problema rimane tuttavia lo stesso, se ne entrano 145 altrettanti ne dovranno uscire. Una posizione duramente contestata dalla Fiom. Il segretario nazionale Giorgio Airaudo la considera «una procedura chiaramente ritorsiva, antisindacale e illegittima perché i motivi addotti non giustificano nessun licenziamento. Forse è un pretesto per non assumere i 2.200 lavoratori per i quali a luglio scade la cassa integrazione».
Cosa accadrà  ancora non è chiaro. La procedura di mobilità  dura fino a 45 giorni, il tempo che il giudice ha stabilito per l’assorbimento dei diciannove lavoratori, e prevede una serie di passaggi burocratici il cui fine ultimo è quello di individuare le persone che dovranno essere licenziate. È previsto anche un passaggio con i sindacati, che però hanno già  fatto sapere che non firmeranno le procedure nell’esame congiunto per avallare i licenziamenti. Felice Mercogliano, segretario generale della Fismic campana, e Giovanni Sgambati, segretario generale regionale della Uilm, hanno dichiarato che le loro organizzazioni non sigleranno «mai accordi per licenziamenti collettivi». Tra i lavoratori di Pomigliano gira poi la voce che una volta assorbiti, potrebbero essere anche gli operai della Fiom a essere licenziati: «Ci hanno detto che Fiat ha 120 giorni per attuare le procedure di mobilità  â€” hanno spiegato alcuni operai — e una volta dentro, entro il 28 novembre, chi vieta alla Fip di licenziare anche i lavoratori della Fiom?». Tuttavia potrebbero non esserci i requisiti per la richiesta di mobilità  per tutti i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano che la Fiat si prepara a licenziare per adempiere alla sentenza. Per ottenere l’indennità , infatti, è necessario avere almeno 12 mesi di anzianità  aziendale e almeno 6 di effettivo lavoro. La gran parte degli assunti nella newco Fiat a Pomigliano sono entrati in fabbrica a novembre 2011.
Francesca Basso


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