by Sergio Segio | 6 Novembre 2012 8:19
Con un retropensiero: quello di lasciare in mano il cerino della decisione sulle alleanze al Pdl, che mercoledì o al più tardi giovedì mattina dovrebbe riunire il suo ufficio di presidenza. «In quella sede — spiega un padano di rango — si capirà se i vecchi alleati preferiscono vincere con la Lega, oppure perdere con Albertini e Formigoni».
L’ex sindaco di Milano, infatti, ha già fatto sapere che se il suo partito non lo appoggiasse nella scalata alla Regione, lui si candiderebbe lo stesso. Contro il Pdl e con un progetto semplice ma suggestivo: la costruzione del Partito popolare europeo insieme con tutti i numerosi insofferenti delle attuali e lise casacche politiche. Albertini e la Lega si trovano dunque in posizione simmetrica rispetto alla medesima responsabilità : dividere il centrodestra e, probabilmente, consegnare la Lombardia al centrosinistra.
La decisione del Carroccio, però, non è definitiva: dal punto di vista formale, l’ultima parola sulle alleanze la pronuncerà il consiglio federale padano già convocato per lunedì prossimo. Là , il segretario Roberto Maroni porterà la sua proposta alla luce delle interlocuzioni della settimana. La decisione della segreteria leghista serve dunque anche a sgomberare il campo da un’ipotesi che avrebbe potuto anche tentare il Pdl: chiedere alla Lega di sostenere la corsa di Albertini. «I casi sono tre — spiega il dirigente leghista —: il Pdl dice che il candidato è Albertini. E così, tutto si chiude. Oppure può dire che il candidato è Albertini, ma si faranno le primarie di coalizione. Infine, possono dire: vediamo se esiste spazio per un terzo nome. Negli ultimi due casi, la porta resta aperta».
A complicare le cose, l’assenza di Silvio Berlusconi che con ogni probabilità si tratterrà in Kenya alcuni giorni più del previsto, e potrebbe dunque non essere presente al summit del suo partito. «Per il Cavaliere — spiega ancora il deputato leghista — c’è un problema grosso come un condominio: se il modello Albertini dovesse affermarsi, lui può scordarsi di essere quello che ancora nel centrodestra dà le carte. Sempre che ancora lo sia…».
Resta il fatto che, al momento, la candidatura Albertini sembra destinata a prevalere. E dunque, la Lega ha da tempo pronto un piano B. E cioè, il «modello Verona», quello con cui Flavio Tosi è stato trionfalmente rieletto sindaco della sua città : una lista a suo nome capace di attirare un elettorato meno legato al partito. E magari anche un ceto politico in cerca di una nuova casa. Spiega il segretario lombardo Matteo Salvini: «Noi pensiamo di avere il candidato migliore: se qualcuno vuole, poi, ci può sostenere». Inoltre, appunto, ci sarà «una lista “Per Maroni presidente” composta da gente non tesserata in Lega». Molti «nomi nuovi, persone che non hanno mai fatto politica, ma anche altri che hanno avuto candidature precedenti, sia di destra che di sinistra».
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