by Sergio Segio | 13 Novembre 2012 7:59
Ma è evidente che in questa confusa stagione che ci sta portando alle elezioni politiche non c’è campo per i messaggi semplici, i retropensieri vincono sui programmi e le cose da fare. È forse un caso che il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che pure era annunciato nel programma ufficiale distribuito alla delegazione tedesca alla fine non si sia fatto vedere e abbia preferito farsi sostituire dall’assessore Enrico Panini? La verità (brutale) è che se Fornero il convegno invece che a Napoli lo avesse organizzato in una delle tante realtà del Nord dove la piccola e media impresa la fa da padrona, sarebbe stato, con tutta probabilità , un successo. Gli imprenditori, quelli legati alle forniture dell’industria tedesca e quelli che comunque guardano a quella partnership, avrebbero fatto a gara per essere presenti e per arruolarsi tra i paladini dell’apprendistato. A Napoli la scena l’hanno occupata gli scontri e le cronache ancora una volta parlano il linguaggio dei tafferugli, dei corpi contundenti e delle cariche della polizia. Amen.
La delegazione ufficiale del governo MerkeI ieri ha pienamente onorato il convegno e la collaborazione instaurata con l’Italia. Non solo il ministro del Lavoro, Ursula von der Leyen, ha speso parole molto cortesi nei confronti dell’industria italiana e più in generale del nostro Paese ma sul palco c’erano brand importanti della manifattura tedesca rappresentati da manager germanici o da dirigenti italiani. I nomi? Siemens, Adler, Bosch, tutte aziende saldamente insediate in Italia ma anche nomi meno noti come le birrerie Karlsberg (da non confondere con i quasi omonimi danesi). L’amministratore delegato Richard Weber ha addirittura detto che nella Saar le scuole tecniche non riescono a star dietro alle richieste delle aziende e ci sono almeno 2 mila posti che se gli italiani volessero potrebbero tranquillamente occupare perché «i tedeschi fanno pochi figli». Gerhard Dambach, amministratore delegato della Bosch Italia, ha raccontato tutte le tappe di avvicinamento che il sistema tedesco prevede per incoraggiare gli studenti a lavorare nelle aziende e ha invitato gli italiani a fare altrettanto. E Liliana Gorla, direttore risorse umane della Siemens Italia, ha riferito che a Milano il suo gruppo invita in azienda i figli dei dipendenti che sono agli ultimi due anni delle superiori per parlare di orientamento professionale. Se i tedeschi meritano la fama che hanno, anche noi qualche passo avanti lo stiamo facendo. Per la prima volta quest’anno sono calate le iscrizioni ai licei e sono riprese quelle agli istituti tecnici, la sperimentazione degli Its (istituti tecnici speciali) dislocati a ridosso dei distretti sta dando ottimi risultati e anche la pressione di Fornero sull’utilizzo dell’apprendistato sta smuovendo ostracismi e pigrizie. Tutto ciò farà migliorare d’incanto le nostre statistiche sulla disoccupazione? Purtroppo no, miracoli non se ne fanno. Ma c’è l’obbligo di stare in campo, di preparare il futuro, di fornire ai giovani percorsi credibili di avvicinamento al lavoro. Il resto è fatto solo di pietre ed estremismo disperante.
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