Lo sciopero della fame spacca le associazioni dei disabili. “Le parole non bastano più”

by Sergio Segio | 9 Novembre 2012 18:36

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ROMA – Una dialettica in corso sull’opportunità  di uno strumento di protesta eclatante come lo sciopero della fame. Visioni divergenti, per raggiungere fini analoghi. Si consuma così, in queste settimane, la spaccatura tra le due grandi federazioni di associazioni di persone con disabilità  e familiari, Fish e Fand, e nuovi movimenti e comitati nati di recente, che nelle federazioni non si riconoscono più, e che usano i social network come base logistica per prendere decisioni comuni e condividere azioni da mettere in campo. Il Comitato 16 novembre costituito da familiari e disabili gravi e gravissimi, malati di Sla e non solo, ha ricevuto critiche dalla Fish per la scelta di uno strumento di lotta come lo sciopero della fame. Il rischio è quello di tornare “indietro di trent’anni – scrive il giornalista e persona con disabilità  Franco Bomprezzi condividendo la posizione della Fish sul blog “Francamente” -, rispolverando quel solidarismo compassionevole che speravamo sepolto e abbandonato ormai in modo definitivo, in favore di una politica ragionevole basata sull’individuazione corretta dei bisogni coniugata sulla base dei diritti essenziali di cittadinanza e di pari dignità ”.

Sulla stessa linea si è espresso anche Carlo Giacobini della Fish: “Strano Paese il nostro, che da un lato si commuove per i malati di Sla, dall’altro si nutre di luoghi comuni e di pregiudizi rendendo la vita impossibile a loro e a migliaia di altre persone con disabilità ”. Insomma, mentre il messaggio della Federazione è “siamo solidali con voi”, dall’altro si critica una modalità  che rischia di puntare, questo sembra voler dire la Federazione, più sul far pena che sulla rivendicazione di un diritto. Ma il Comitato 16 novembre non ci sta. E la dottoressa Mariangela Lamanna, portavoce del movimento, che proprio ieri ha avuto una discussione animata e leale con Bomprezzi, non usa mezzi termini: “Accusati di far sprofondare il Paese indietro di decenni? Ma loro c’erano in questi ultimi vent’anni, c’era la Fish e c’era la Fand, e che hanno fatto perché non dovessimo arrivare a questo? Io dico a Bomprezzi, che stimo, dimmi in che modo hai impedito a me che da 5 anni vivo il dramma Sla di non arrivare a questo punto. Prima di dire che abbiamo sposato un’azione ricattatoria, le grande organizzazioni ci dicano cosa hanno fatto. Si sono seduti ai tavoli? Per noi alla fine si è rivelato un danno, visto che oggi il fondo per la Sla è ripartito in base alla popolazione residente e non in base all’incidenza della malattia, con l’assurdo che c’è chi percepisce 2000 euro mensili e chi 700. Hanno fatto proposte? Ma quelle siamo tutti in grado di farle. Noi vogliamo concretezza per le famiglie abbandonate al loro dramma. Il 21 giugno del 2010 – continua Lamanna – Pietro Barbieri (il presidente della Fish, ndr) era presente a una manifestazione a Montecitorio, fummo liquidati da letta con questa frase: “Da oggi ci penso io a voi!”. Poi, siamo rimasti nei suoi pensieri. E da allora le cose non sono che peggiorate”.

Per il Comitato “non basta il pensiero e non bastano nemmeno le parole, scrivere parole su parole. Il nostro è un Paese di chiacchiere e distintivi, mentre bisogna scendere in campo come persona, metterci la faccia”. Al Comitato non è andata giù la mancata partecipazione di Fish e Fand al “No Monti day” del 27 ottobre: “Se davvero la pensano in maniera diversa dal governo, se davvero come scrive Bomprezzi ‘Dovrebbero vergognarsi, e andarsene al più presto’, perché sono ‘cinici e tecnicamente ignoranti’, allora potevano partecipare a quella giornata, ma io non ho visto né lui né Barbieri né Giacobini, quindi per me questo governo gli sta bene. Tengo a precisare che noi non abbiamo a nessuna fascia politica, ognuno ha la sua, ed è stato un errore snobbare quella manifestazione perché organizzata da sigle di sinistra”. (ep)

 

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