«Non abbiamo paura»

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ROMA. Il giorno dopo il movimento fa i conti con la solitudine. Politica, innazitutto, visto che di sponde partitiche non c’è nemmeno l’ombra. A Vendola che ha sposato la tesi «di alcuni gruppi prevaricatori che hanno in qualche modo cercato di togliere la parola al mondo del lavoro» è stata data una risposta sprezzante: «Meglio che continui a concentrarsi sulle sue inutili primarie». Parlano gli studenti durante una conferenza stampa alla Sapienza, trasformata in un’assemblea con 500 persone, tese e concentrate. 
Ha destato sconcerto anche il comunicato della Cgil che, invece di stigmatizzare l’aggressione premeditata della polizia contro un corteo di 100 mila studenti medi inermi, ha preferito «tutti gli episodi di violenza che si sono registrati oggi in alcune città  italiane». Nell’ambivalenza di queste dichiarazioni, un dato sembra emergere con nettezza: il movimento è solo, anche se è in grande compagnia. 
Nelle testimonianze raccolte nell’androne della facoltà  di Lettere davanti all’Aula uno, è emersa la sensazione di una netta separatezza tra i liceali e gli universitari dai «fantastici 5» del centro-sinistra, dalla prospettiva di un prossimo governo dell’austerità  temperata, garantito da Mario Monti al Quirinale. E dal mondo sindacale che non ha compreso un grammo della disperazione esistenziale e politica emersa dal 2008 a oggi. Una risposta è stata data agli avvoltoi elettorali come Beppe Grillo e il suo Movimento 5 stelle che si è fiondato sul caso del momento: «Le sue dichiarazioni su studenti e polizia sono strumentali – è stato detto – Cerca di cavalcare un’onda di proteste che noi invece sentiamo da anni». E, poi, tanto per essere chiari: «Lui e il suo movimento non rispecchiano la nostra visione di un mondo diverso e migliore». Ammesso che i sondaggi dicano il vero («Grillo è al 20%»), M5S non s’illuda: non avrà  la primazia sull’opposizione sociale, e nemmeno sugli studenti. Questa furia, ragionata e preveggente, ha maturato una certezza: «La settimana prossima scenderemo di nuovo in piazza. La polizia, su ordine dei poteri forti, ha tentato di spaventarci con i calci in faccia e rompendoci i denti. Noi non ci faremo intimorire». 
La giornata prescelta non sarà  sabato prossimo 17 novembre, quando si tornerà  in piazza comunque in occasione della giornata internazionale degli studenti, bensì il sabato successivo, il 24 novembre. Potrebbe essere una manifestazione nazionale, in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati della scuola (la Uil sembra essersi sfilata) contro le politiche di Profumo sull’istruzione. Quel giorno ci sarà  anche una manifestazione di Casa Pound. In alternativa c’è venerdì 23.
Nella conferenza stampa sono stati ricostruiti i momenti salienti di un’aggressione. Con video e testimonianze visibili anche sui social media. È stato lanciato un presidio a Regina Coeli per gli 8 arrestati di mercoledì. Molti gli applausi per chi ha voluto testimoniare: «La violenza della polizia – ha detto Matteo del liceo classico Virgilio, che parlava per tutti i licei occupati a Roma – è la risposta politica al nostro grido». Giacomo – uno degli universitari trasportato su una camionetta e minacciato per venti minuti con il fucile sparalacrimogeni puntato in faccia – si è soffermato sulle ragioni di questo grido: «Io non accetto il ricatto della paura di un lavoro di merda sottopagato da fare per tutta la vita. Noi non accettiamo i ricatti dei mafiosi al governo che ancora pontificano contro i professionisti della violenza che qui non esistono».
Sono stati forniti particolari di una notte di ordinaria follia. Sembra infatti che la Digos abbia «invaso e presidiato il policlinico Umberto I». Secondo gli studenti «andavano a caccia delle persone ferite da arrestare». Molti studenti hanno deciso di non farsi «refertare per non essere rintracciati, hanno contusioni, teste e denti spaccati. È una pratica barbara tipica della polizia dei paesi sudamericani». A testimonianza di una solitudine molto popolata, gli studenti medi ieri mattina hanno ricominciato ad occupare le scuole. È una progressione irresistibile: c’è il Tasso, il Leonardo da Vinci, il Socrate, il Mameli, il Darwin, il Newton, l’Archimede e l’Aristofane. C’è una città  che non ha più paura.


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