«Le primarie? Superabili se c’è un candidato forte»

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MILANO — C’è il Modello Milano in gioco. Sia dal punto di vista amministrativo sia dal punto di vista politico. Lo sa bene il sindaco Giuliano Pisapia che in questa settimana dovrà  affrontare un paio di problemini mica da ridere. Domani il Consiglio di Stato dovrà  decidere se stoppare o meno per la seconda volta Area C, uno dei principali provvedimenti dell’amministrazione di centrosinistra. E nei prossimi giorni si dovrà  sciogliere il complicatissimo puzzle delle primarie del centrosinistra per le prossime elezioni in Lombardia. Che ruolo giocherà  l’esperienza milanese?
Sindaco Pisapia, settimana cruciale per il Modello Milano. Partiamo dalle elezioni regionali. Il Modello che l’ha portata alla vittoria è replicabile in Regione?
«La nostra esperienza, come quella di tante altre città  governate dalla nostra coalizione, dimostra che oggi il centrosinistra è in grado di governare bene soprattutto quando c’è uno schieramento ampio, con degli obbiettivi ben precisi e con la volontà  di avere come unico punto di riferimento il bene pubblico e non gli interessi personali. Cosa che non è avvenuta negli anni in Regione Lombardia. È ora di cambiare perché, a differenza di quello che sosteneva Andreotti, il potere logora chi ce l’ha. Il cambiamento è necessario. Le ultime vicende del Pirellone confermano quello che era evidente a tante persone da qualche anno».
Che ruolo giocherà  l’esperienza di Milano per la Lombardia?
«Milano assieme a Lodi, Lecco, Sondrio e altri comuni lombardi, può diventare un riferimento per cambiare modo di far politica, creando partecipazione e riuscendo a governare anche in un momento così difficile come questo».
Le primarie sono il percorso giusto?
«Le primarie sono uno strumento estremamente positivo non solo per trovare il candidato migliore ma anche per creare partecipazione e spingere all’impegno chi si è allontanato o non si è mai avvicinato alla politica. È evidente che se ci fosse un candidato che raccoglie il consenso di tutti si potrebbero superare. Ma è necessario trovare la massima condivisione».
Se ci fosse un candidato condiviso gli altri dovrebbero fare un passo indietro?
«Ci sono degli ottimi candidati alle primarie. Credo però che se ci fosse un nome che trova grande condivisione tra gli altri sfidanti e gli elettori di un centrosinistra aperto, i candidati dovrebbero farsi un esame di coscienza e porsi due domande: chi, nell’interesse di tutti, ha più probabilità  di vincere? Chi ha più capacità  e forza di governare una Regione come la Lombardia?».
Lei sta pensando ancora a Umberto Ambrosoli?
«Il fatto che stia ancora riflettendo è positivo. Sarà  lui a scegliere quello che serve e sono sicuro che farà  la scelta giusta. È importante che possa confrontarsi con tutte quelle persone che possono dargli un contributo in caso dovesse governare la Lombardia. E, soprattutto, in caso di vittoria, è fondamentale che non venga strattonato quando deve preparare la squadra. Questo discorso riguarda chiunque sia il nuovo presidente della Regione. Si scelgano i migliori e non ci siano spartizioni partitocratiche».
Se invece le primarie regionali si trasformassero in una sfida all’Ok Corral, ha mai pensato di scendere in campo?
«Me lo hanno chiesto, ma io non l’ho pensato mai. Non sarebbe serio, ho preso un impegno con i milanesi. Certo è che le primarie non devono essere uno scontro tra persone, ma una sfida tra candidati che hanno lo stesso obbiettivo. L’esperienza di Milano insegna che bisogna aprire all’associazionismo, avere candidature pulite e soprattutto che devono esserci un programma condiviso e piena lealtà  all’interno della coalizione».
Invece le primarie nazionali del centrosinistra sembrano proprio uno scontro a fuoco…
«Ho già  proposto che subito dopo le primarie si tenga a Milano un incontro con tutti i candidati per mantenere l’impegno dell’unità  e superare eventuali equivoci sorti durante la campagna elettorale. Mi sono confrontato con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e si è deciso di tenere un secondo incontro a Napoli, questa volta sul programma. Un segnale importante di unità . I sindaci delle grandi città  possono essere i garanti del dopo primarie».
Veniamo alla prova del Modello Milano dal punto di vista amministrativo. Domani il Consiglio di Stato deciderà  su Area C. È preoccupato?
«C’è fiducia nella magistratura, ma c’è anche apprensione e ansia vista la precedente decisione del Consiglio di Stato. Voglio ricordare che Area C è un provvedimento necessario e obbligatorio per limitare il più possibile traffico e inquinamento, frutto di un referendum votato a stragrande maggioranza dai milanesi, condiviso da chi vive e lavora in città , mentre dall’altra parte c’è l’interesse economico di un’autorimessa. I risultati di Area C sono estremamente positivi: diminuzione del Pm10, del black carbon (meno 35%), degli incidenti stradali, aumento dei mezzi pubblici in un centro meno trafficato».
Cosa si augura?
«Credo e spero che prevarrà  l’interesse dei milanesi e non di un singolo. Anche perché abbiamo tenuto in gran conto la motivazione con cui il Consiglio di Stato aveva sospeso a luglio Area C. Sono convinto che prevarrà  l’interesse generale su quello particolare a cui comunque abbiamo dato una risposta sottoscrivendo un protocollo con le autorimesse all’interno di Area C».


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