L’Italia affila le armi nella partita sul budget Ue
BRUXELLES — Lo scontro sul trilione di euro per finanziare il bilancio Ue 2014-2020 è iniziato con il «confessionale», che è una liturgia classica nei vertici dei capi di Stato e di governo più difficili. Il presidente stabile del Consiglio Ue, il belga Herman Van Rompuy, assistito dal presidente della Commissione europea, il portoghese José Manuel Barroso, dal mattino ha incontrato singolarmente a Bruxelles i 27 leader per verificare la possibilità di un compromesso su come far sborsare i mille miliardi di euro e, soprattutto, su come poi restituire i fondi Ue nei sette anni.
Van Rompuy era disponibile a estendere il summit fino a domani o a domenica. Ma la difficoltà di un accordo è emersa già nella prima «confessione» del premier britannico David Cameron, pronto al veto (decisivo in quanto è necessaria l’unanimità ) se non si scendesse molto al di sotto del trilione. Vari colloqui con altri leader sono risultati più complicati del previsto, tanto che i lavori ufficiali del Consiglio a 27 sono iniziati alle 23, con tre ore di ritardo, e sono stati interrotti poco dopo mezzanotte per riprendere oggi a mezzogiorno.
Il premier Mario Monti ha preso atto che l’Italia, nonostante abbia minacciato egualmente il veto, resta penalizzata nei tre settori principali: la politica agricola, i fondi di coesione e la copertura degli sconti sui contributi comunitari al Regno Unito e ad altri Stati. Per recuperare si è fatto accompagnare a Bruxelles dai ministri competenti Mario Catania (Agricoltura) e Fabrizio Barca (Coesione), in aggiunta al fido Enzo Moavero. Il premier non disdegnerebbe un rinvio a un prossimo vertice, visto che ci sarebbe tempo fino a marzo 2013 per chiudere sul bilancio. «Non accetteremo soluzioni che consideriamo inaccettabili — ha dichiarato Monti —. Saremo disposti anche dopo questa sessione a lavorare in modo costruttivo». La proposta iniziale di Van Rompuy, che taglia fondi all’agricoltura (oltre 25 miliardi) e alla coesione (quasi 30 miliardi), genererebbe per l’Italia una perdita di diversi miliardi e una sconfitta politica. In più i contribuenti italiani continuerebbero a pagare una parte ingente dello sconto sui contributi Ue concesso al Regno Unito dal 1984. «Per noi è assolutamente essenziale che l’Italia ottenga dei risultati migliori, rispetto a quelli prospettati nelle bozze, a proposito di fondi di coesione, agricoltura e anche per i meccanismi di ripartizione», ha confermato Monti, che nel negoziato rischia di restare in mezzo ai due principali blocchi contrapposti.
Il Regno Unito fa da battistrada a Olanda, Finlandia, Svezia, e altri Paesi del Nord contributori netti, che versano per l’Ue più di quanto ricevono e chiedono risparmi oltre i circa 80 miliardi proposti da Van Rompuy con l’avallo della Germania. In questi Stati l’opinione pubblica si è spesso irritata per eccessi di spese e sprechi emersi a Bruxelles. Spagna, Portogallo, Grecia, Polonia e altri Paesi dell’Est, che ricevono più fondi di quanto pagano in contributi, chiedono il trilione pieno per non perdere aiuti. Francia e Italia, che sono grandi contributori netti, ma difendono i fondi Ue e la linea della solidarietà , restano in posizione intermedia. Il presidente francese Franà§ois Hollande auspica un compromesso che salvi gli aiuti agli agricoltori. Sulla linea di Monti si è schierato il premier belga Elio Di Rupo. Anche il tedesco Martin Schulz, come presidente dell’Europarlamento (che ha potere di codecisione sul bilancio) ha chiesto meno tagli. Ma i 27 leader ieri hanno varato la nomina del lussemburghese Yves Mersch nel board della Bce, che è contestata dagli eurodeputati favorevoli a una candidata donna in un organismo ora composto da soli uomini.
Van Rompuy ha poi corretto la sua proposta iniziale con meno tagli ad agricoltura e coesione, recuperando le somme da altre voci del bilancio. Monti lo ha apprezzato definendolo «un segnale di attenzione». Ma Merkel ha detto che «un nuovo summit europeo sul bilancio è possibile all’inizio del 2013» ed espresso «dubbi» sulla conclusione di un compromesso oggi.
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