by Sergio Segio | 7 Novembre 2012 7:58
TORINO — La Fiat mantiene i licenziamenti. I dirigenti di Pomigliano si presentano all’incontro con i sindacati senza modificare di una virgola l’impostazione annunciata: il Lingotto intende licenziare 19 tra gli attuali dipendenti impiegati sulla linea della Panda per far posto ad altrettanti cassintegrati della Fiom che il tribunale di Roma ha imposto di reintegrare perché discriminati dall’azienda. Dunque a nulla sono valsi gli appelli dei giorni scorsi da parte dei sindacati e degli stessi ministri del governo Monti che avevano invitato l’azienda a fare un passo indietro per evitare di esasperare il conflitto.
«L’incontro si è svolto in un clima di preoccupazione – racconta il segretario della Fim di Napoli, Giuseppe Terracciano – legato alle strumentalizzazioni della sentenza dalla Corte d’appello di Roma. Abbiamo chiesto alla Fiat il ritiro della procedura». Ma il Lingotto non ha accettato. La riunione è stata dunque aggiornata a data da destinarsi mentre all’esterno dell’edificio un gruppo di militanti dei Cobas contestava sindacalisti e azienda. Se i sindacati (Fim, Uilm, Fismic e Associazione quadri) non firmeranno la mobilità entro il 3 dicembre, le parti avranno ancora 30 giorni di tempo per trovare un accordo. Poi partiranno le lettere di licenziamento. Si arriverà così a gennaio, quando però la Fiat potrà dire di avere nuove esigenze produttive per la chiusura della produzione della Panda in Polonia. Il responsabile auto della Fim, Ferdinando Uliano, ha chiesto «alla Fiat di ritirare i licenziamenti e alla Fiom di firmare gli accordi come hanno fatto i suoi delegati alla Maserati di Grugliasco, dove quel sindacato è in maggioranza ». Ma non sembra questa una strada semplice da percorrere. Le posizioni sembrano anzi divaricarsi ulteriormente mentre i sindacati del «sì» si aggiornano al 19 novembre per andare verso la firma del nuovo accordo di gruppo. Proprio ieri sera, presentando il suo libro «La solitudine dei lavoratori», il segretario della Fiom Giorgio Airaudo ha sostenuto che «a maggior ragione oggi quegli accordi sono inutili perché pensati per un piano, Fabbrica Italia, che non c’è più». Alla presentazione è intervenuto il sindaco di Torino, Piero Fassino: «Non è con atteggiamenti ideologici che si convince la Fiat a investire», ha dichiarato attaccando poi le scelte di Marchionne a Pomigliano: «Le sentenze si applicano senza ritorsioni».
Le polemiche sullo stabilimento campano dividono anche i leader dei sindacali. Dopo l’uscita di Susanna Camusso su Marchionne che, a suo dire, sarebbe «il peggior ambasciatore dell’Italia nel mondo», Raffaele Bonanni ha proseguito il battibecco a distanza sostenendo che Camusso sta con Romney. La Cgil ha replicato con un tweet accusando Bonanni di copiare le battute dai giornali. Il ping pong si è spento in serata
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