«Gli sfratti? Sono una violazione dei diritti umani dei più deboli»

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È il problema degli sfratti visto da Rafael Mayoral, consulente legale dell’attivissima Plataforma Afectados por la hipoteca (Pah), un collettivo che agisce in difesa dei diritti proprietari finiti nella spirale dello sfratto.
La vostra attività  inizia molto prima che i partiti si rendessero conto dell’emergenza sociale degli sgomberi. Un caso clamoroso di società  civile che vede più in là  della politica…
E’ normale. Sono i cittadini comuni che vivono sulla loro pelle la dittatura delle banche. Noi siamo arrivati prima perché il problema ci ha investito direttamente. I partiti politici non solo erano – e sono – estranei alla questione, ma sono persino complici di questa violazione dei diritti umani che si produce ai danni della fascia più debole e indifesa della popolazione.
Quindi siamo al paradosso per cui i partiti, che hanno contribuito alla creazione del problema, stanno ora cercando di porvi rimedio.
E’ paradossale, ma è vero. I partiti hanno consegnato il paese nelle mani delle banche, facendo ricadere sugli spagnoli le conseguenza della loro patto privato.
Ma perché i partiti maggioritari hanno aperto solo ora gli occhi su questo problema?
Mi piacerebbe pensare che c’entri qualcosa la lotta che la nostra associazione sta portando avanti. Ed è determinante che questa lotta si avvalga anche dell’appoggio e della simpatia dell’opinione pubblica. I partiti devono piegarsi in qualche modo alla pressione popolare, che sta diventando ogni giorno più forte. Basti pensare che fino ad ora abbiamo raccolto cinquecentomila firme che saranno portate in parlamento per proporre un cambiamento alla legislazione. E’ ovvio che il governo non può restare del tutto indifferente a questi segnali e questi strumenti di pressione.
Quali sono i cambi che vi proponete di ottenere?
La misura più urgente che deve essere introdotta è l’estinzione del debito all’atto dell’esproprio dell’immobile. In secondo luogo chiediamo che il proprietario possa restare nella sua casa pagando un affitto sociale proporzionale al suo reddito e comunque non superiore al 30% delle entrate familiari. Solo così si spezzare la tragica spirale del debito perpetuo che sta rovinando migliaia di famiglie in questo paese.
Anche i poliziotti vi sono vicini…
La situazione tocca tutti da vicino, poliziotti compresi. Questo problema è ormai diventato talmente endemico e grande che ha rotto gli argini dei casi limite e si è riversato su tutta la classe lavoratrice, cominciando dai più deboli risalendo man mano lungo scala sociale. Nessuno è al riparo dalla voracità  delle banche.
Il vertice di ieri tra Pp e Psoe ha raggiunto un accordo sui «casi di estrema necessità ». Siete soddisfatti?
Siamo soddisfatti perché è la vittoria di una prima battaglia. Ma c’è ancora molto da lavorare.
Non pensa che non saremmo arrivati a questo punto se le persone non avessero sottoscritto finanziamenti al 100% e mutui a 40 anni?
Il fatto è che le persone sono state messe con le spalle al muro. Non sono stati i cittadini che hanno scelto di firmare mutui a 40 anni; sono state le banche che hanno imposto le loro condizioni speculando su una necessità  primaria come quella della casa. Il tutto sotto la protezione blindata della legislazione spagnola che tutela la banca e lascia indifesi i debitori. Una disparità  chiara anche alla Ue che ha finalmente dichiarato abusiva la normativa spagnola.
Come si può, allora, soddisfare il diritto alla casa evitando forme di speculazione?
Costruendo quartieri con affitto sociale. Inoltre potrebbe avere qualche effetto anche la depenalizzazione del reato di occupazione. Non è nulla in confronto ai reati di cui tutti i giorni si rendono colpevoli le banche, sottraendo a gente in difficoltà  un bene primario qual è il tetto. Interventi «Bisogna introdurre subito
l’estinzione del debito all’atto dell’espropri dell’immobile, lasciando la possibilità  a chi è stato sfrattato di contrinuare  a vivere nella sua casa»


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«Non mi aspetto insolvenze o semi-insolvenze delle grandi istituzioni finanziarie». Così parla Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, nel dicembre 2007. Nel marzo 2008 scoppia il caso Bear Stearns, che per evitare la bancarotta fu svenduta a Jp Morgan. Nel settembre 2008 fallisce Lehman Brothers. Sono dovuti passare 5 anni, per poter leggere le trascrizioni imbarazzanti delle riunioni dei vertici della Banca centrale americana. Ma adesso è evidente, scritto nero su bianco: per la maggior parte del 2007 la Fed ha sottovalutato i rischi di quella che si è trasformata nella peggiore crisi finanziaria dagli anni 30.

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