L’Europa è tornata in recessione L’Italia frena la caduta

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ROMA — Rallenta la caduta del Pil. L’industria italiana nel trimestre luglio-settembre recupera ordinativi e il Prodotto interno lordo scende «solo» dello 0,2% rispetto allo 0,7% e allo 0,8% dei trimestri precedenti. Se negli ultimi mesi dell’anno ci sarà  un andamento neutro, cioè uguale a zero, il calo del Pil su base annua si ridurrà  al 2% rispetto al 2,4% previsto, e che ieri l’Istat ha confermato. Cauto ottimismo del ministro dell’Economia Vittorio Grilli che, da Londra, sottolinea: «Non potevamo aspettarci un impatto immediato ma la medicina sta funzionando». Se dal fronte macroeconomico finalmente arriva una buona notizia, pur restando il Pil in zona negativa da cinque trimestri consecutivi, continua l’agonia dell’accordo sulla produttività  che anche ieri ha visto levarsi l’ennesima «fumata nera». È saltato un incontro previsto in serata tra le parti sociali per dare tempo al direttivo Cgil di esprimersi. Ma alla fine il sindacato ha comunicato di non essere in grado di decidere «in attesa di ricevere il nuovo testo».
Tornando al Pil, il dato è stato letto dagli analisti come un buon segno, che almeno la fase acuta della crisi è ormai passata. E infatti i mercati hanno reagito positivamente facendo abbassare da 364 a 360 punti lo spread dei titoli di Stato rispetto ai Bund tedeschi. Una lettura comunque non sufficiente, osserva l’ufficio studi di Confcommercio, per decretare l’uscita dalla recessione. Il ministro Grilli, parlando all’ambasciata italiana a Londra, spera in una «inversione di tendenza» e ha fatto notare che la comunità  finanziaria della City ha mostrato grande interesse per le privatizzazioni e gli sforzi verso il risanamento. Il ministro ha escluso aumenti di tasse nel futuro. «Nella legge di stabilità  non c’è niente di tutto questo — ha detto — il nostro obiettivo è diminuire la spesa pubblica e cominciare a tagliare le tasse».
Tutta Europa resta in una fase di grande difficoltà . Secondo le cifre fornite da Eurostat il terzo trimestre 2012 ha visto l’euro-Pil in calo dell’0,1% con scarse prospettive future. È la stessa Bce, la Banca centrale europea ad avvertire che tutta l’area resterà  debole nonostante il miglioramento del clima di fiducia dei mercati e dei consumatori. E presentando i risultati della Survey of professional forecaster (gli analisti privati) ci fa sapere che le stime per il 2012 sono di un calo del Pil in peggioramento a meno 0,5% (da -0,3%) mentre si dimezza la ripresa nel 2013 a +0,3% e si contrae a +1,3% (da +1,4%) la ripresina nel 2014. Non è un caso che anche la locomotiva tedesca abbia mostrato il fiato corto: ieri Eurostat ne ha limitato la crescita del Pil a +0,2% rispetto alle previsioni di +0,3%.
In questo contesto l’intesa sulla produttività  sarebbe un buon carburante per far camminare più veloce la diligenza industriale italiana. Il ministro dello Sviluppo Corrado Passera continua il suo pressing quotidiano per sollecitare le parti sociali a partorire «qualcosa di molto forte e convincente». Che nella mente del ministro e del governo corrisponde a una forte flessibilità  nelle mansioni e negli orari e in uno stop agli automatismi, cambiamenti più richiesti dalle piccole imprese che dalle grandi. Intanto il tesoretto messo a disposizione del governo (i famosi 1,6 miliardi di euro in due anni) per stimolare l’accordo sulla produttività  si sta assottigliando: ieri un emendamento della maggioranza alla legge di stabilità  ne ha dirottato 250 milioni a favore degli alluvionati. Ma tutto procede in salita. Forse un nuovo incontro al vertice ci sarà  oggi (ma a tarda sera di ieri non era ancora stato calendarizzato) mentre il presidente degli artigiani Cna Ivan Malavasi avanza l’ipotesi di un accordo separato senza la Cgil.


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