L’esecutivo va sotto 3 volte Sì alla norma anti-Equitalia
ROMA — Battuto non una, ma tre volte. Durante l’esame del decreto legge sui costi della politica (da tagliare), ieri all’esame delle commissioni congiunte Bilancio e Affari Costituzionali della Camera, il governo è andato sotto in triplice sequenza.
Il primo inciampo è stato sull’emendamento che cancella le penali per l’estinzione anticipata dei prestiti dei Comuni — presentato da Simonetta Rubinato del Pd, ma ce n’era uno analogo anche della Lega — con cui si premiano le amministrazioni «virtuose» che contribuiscono a ridurre l’indebitamento pubblico, esentandole da pagamento degli «extra» alla Cassa depositi e prestiti.
Più pesante la seconda sconfitta, su un emendamento della Lega all’art.3 del decreto, che consente da subito a Comuni ed Enti locali di revocare a Equitalia e società partecipate la gestione della riscossione dei tributi. «Si tratta di un provvedimento importante, passato nonostante l’opposizione del Governo e del Pd», spiegano con nota congiunta i deputati del Carroccio Massimo Polledri, Massimo Bitonci, Raffaele Volpi e Guido Vanalli. «Porrà freno alla ganasce fiscali imposte dell’esecutivo e applicate da Equitalia. Finalmente ci sarà un rapporto più sereno fra i cittadini e il fisco, gestito direttamente dalle amministrazioni comunali». La possibilità di «licenziare» Equitalia altrimenti, nella versione originale, era prevista soltanto a partire da giugno 2013.
Infine il governo ha perso sull’emendamento (stesso testo di Pd e Lega) sulla «busta pesante» per i terremotati, che allunga la sospensione del pagamento di tasse e contributi, spostandolo al 30 giugno 2013, per il cosiddetto «cratere del terremoto», ovvero i comuni di Emilia Romagna e Lombardia. L’esecutivo aveva dato parere contrario. E adesso si riserva di verificare l’impatto economico. Non ci sarebbe copertura.
In mancanza di una stima della Ragioneria dello Stato, i calcoli dei costi sono molto discordanti. Secondo alcuni parlamentari la modifica impatterebbe solo per 3 milioni di euro. Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, parla invece di 140 milioni e preannuncia che il consiglio dei ministri potrebbe bloccare la norma non inserendola nel maxiemendamento, oppure che sarà la Ragioneria a non bollinarlo, facendolo modificare al Senato. Soddisfatto dell’atteggiamento dei suoi deputati è Roberto Maroni. «Questa è la Lega che voglio, combattiva e con le idee chiare» scrive su Facebook il segretario del Carroccio. «Basta Monti, basta tasse».
Tra le altre modifiche rilevanti al testo del dl, che andrà in aula dopodomani, c’è quella cosiddetta anti-Batman, pensata dopo lo scandalo che ha coinvolto il capogruppo Pdl alla regione Lazio, Franco Fiorito: vitalizio sospeso o revocato in caso di condanna e interdizione, temporanea o perpetua, dai pubblici uffici.
Poi c’è la sforbiciata fino al 50%, dal primo gennaio 2013, all’indennità di consiglieri e assessori regionali che non si adeguano alla nuova ondata di tagli. La partecipazione alle commissioni, pure quelle speciali, sarà soltanto a titolo gratuito. L’assegno di fine mandato verrà ridotto, adeguandolo a quello stabilito dalla Regione più virtuosa. Quale sia, lo dirà la conferenza Stato-Regioni entro il 10 dicembre, altrimenti interverrà il governo. Per gli stipendi dei consiglieri l’esempio sarà l’Emilia Romagna, l’Umbria per i presidenti e l’Abruzzo per i gruppi. Tra gli effetti più eclatanti, il dimezzamento della busta paga del presidente della Lombardia, che scenderà , come per gli altri, a 7.400 euro.
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