Le tre partite decisive per l’esito del ballottaggio
Erano da pochi minuti passate le nove della sera, in tutta Italia lo scrutino era ancora in altissimo mare, i fronti avversi stemperavano l’ansia scambiandosi compiacimento per il boom di partecipazione, quando sulle agenzie è comparsa una dichiarazione dell’onorevole Luca Sani, un albergatore maremmano che è stato sindaco e segretario dei Ds di Grosseto: «Nella nostra città c’è stato un voto fortemente inquinato per una massiccia presenza di elettori di centrodestra. Un’azione di disturbo studiata a tavolino». Difficile dire se l’onorevole Ciani, nell’uscire allo scoperto, disponesse di dati incontrovertibili, ma quella sortita è interessante perché rappresenta uno degli «squilli» di tromba più significativi in vista del ballottaggio. Nelle prossime ore Bersani e l’intero gruppo dirigente saranno chiamati ad una scelta delicata: se puntare o meno su un’arma antica, la «criminalizzazione del nemico». Armamentario proverbiale della tradizione comunista, trasformare chi dissente dalla linea in un «nemico del popolo»: una tentazione che ha già fatto capolino nelle settimane scorse, con l’Unità che aveva bollato Monti come un «fascistoide» e che lo stesso Bersani aveva provveduto a spegnere.
Ma sono tante le incognite che gravano su un ballottaggio che Pier Luigi Bersani si sarebbe risparmiato, che si profila insidioso e che – nelle intenzioni dell’entourage di Renzi – potrebbe diventare «una partita completamente diversa dalla prima fase». Sulla base degli strateghi dei due fronti contrapposti, la partita del secondo turno è destinata a giocarsi su molte variabili. Dando per scontato, già nelle prossime ore, il pronunciamento a favore di Bersani da parte di Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci, tre sono le principali incognite. Anzitutto l’intensità del faccia a faccia televisivo che quasi certamente si svolgerà mercoledì su RaiUno in prima serata, davanti ad una platea che almeno sulla carta potrebbe essere quadrupla rispetto a quella del confronto a 5 che si è svolto su Sky. C’è poi l’incognita sulla quantità di nuovi elettori che si registreranno, giovedì e venerdì, prima del ballottaggio previsto per domenica. E tra le incognite decisive c’è anche l’efficacia della prevedibile campagna di criminalizzazione che incombe su Renzi.
Ma al primo posto tra le variabili che possono influenzare il voto, c’è sicuramente il duello televisivo. Nella prima fase è stato Bersani a tenere bassi i riflettori: è stato il suo staff a chiudere la porta a confronti a due tra candidati, chiedendo ed ottenendo che il confronto fosse a cinque. Ma la richiesta più qualificante è che il dibattito collettivo si svolgesse su una rete nazionale ma ad ascolto limitato come Sky. A dispetto delle cautele, il dibattito ha avuto un ascolto complessivo inatteso per quella emittente (1 milione e 800.000 spettatori), un successo che ha suscitato una forte reazione nei nuovi vertici Rai.
Se ne è parlato persino nel corso di una riunione del Cda Rai, nel corso del quale presidente e direttore generale hanno sottolineato l’occasione persa per il servizio pubblico, chiedendo che il duello tra gli eventuali sfidanti si svolga mercoledì in prima serata su RaiUno. Bersani, per evitare che si speculasse su un suo timore, già da qualche giorno ha dato la sua disponibilità , mentre Renzi, attraverso il suo portavoce Marco Agnoletti, ha fatto sapere che non avrebbe assunto «nessun impegno prima di sapere chi fossero stati i protagonisti del ballottaggio». Ieri sera Enrico Mentana, conoscendo la prenotazione della Rai, si è proposto per ospitare un secondo confronto su la 7 per sabato sera.
La seconda variabile riguarda i nuovi elettori. Nelle Primarie che hanno portato all’indicazione di Franà§ois Hollande come candidato dei socialisti, nel secondo turno gli elettori sono aumentati, passando da 2 milioni e 600 mila a 2 milioni e 800 mila. Nei giorni scorsi, nelle trattative – Lino Paganelli, il responsabile delle Feste schierato con Renzi – è riuscito a ottenere la possibilità di una seconda registrazione, non online ma fatta di persona, che si potrà realizzare giovedì e venerdì prossimi.
Certo la tentazione di Renzi sarebbe quella di chiedere una riapertura dei termini, anche perché come dice lui stesso l’ostracismo dell’apparato è stato totale: «Avevamo contro 107 segretari provinciali su 110, mentre soltanto 123 parlamentari erano dalla nostra parte». Oggi i due leader e i due staff prenderanno le decisioni decisive e da stasera parte il rush finale.
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