«Danni all’Italia» A giudizio i vertici di S&P e Fitch

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Con un danno per il nostro Paese, esposto agli attacchi speculativi, quantificato in 120 miliardi di euro dalla Corte dei Conti. Con queste accuse, respinte dai due colossi del rating, come «totalmente infondate», la procura di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque responsabili di S&P e di due di Fitch. Chiesta invece l’archiviazione per due dirigenti di Moody’s: ma perché non c’erano «elementi univoci» per dimostrare che le «informazioni tendenziose ai mercati finanziari per manipolarli e favorire le speculazioni» vennero fornite consapevolmente. Sarà  il gup a decidere se mandare sotto processo per manipolazione pluriaggravata e continuata del mercato, Deven Sharma (presidente della S&P Financial Service dal 2007 al 2011), il direttore operativo dei rating Fitch David Michael Willmoth Riley, oltre ad altri cinque manager delle due agenzie: tutti rischiano da uno a sei anni di reclusione e una multa fino a 5 milioni di euro. Ma fa già  scalpore il risultato con cui si chiudono i due anni di indagini, nate dall’esposto presentato da Federconsumatori e Adusbef a Trani (l’unica di 15 procure ad avergli dato seguito aggiudicandosi la competenza) e condotte dal pm Michele Ruggiero tra lo scetticismo. «In una intercettazione ci avevano paragonato a un piccolo paesino dell’Oklahoma. Abbiamo risposto con i fatti. Portando a termine un autentico inedito nel panorama investigativo nazionale e internazionale. Anche gli Stati Uniti ci hanno chiesto gli atti», rimarca il procuratore Carlo Maria Capristo.
Diversi gli episodi citati nella richiesta di rinvio a giudizio. Il taglio dell’outlook del 20 maggio 2011 da stabile a negativo: per il pm, giudizi «infondati e tendenziosi». La nota sulla manovra Tremonti ancora non ufficiale che «determinava turbolenze». Il credit watch negativo del 5 dicembre 2011, all’indomani della conferenza stampa di Monti che predisponeva «negativamente i mercati nonostante l’avvenuto cambio di leader al governo e le riforme presentate». Il declassamento del 13 gennaio 2012 a BBB+ (il livello più basso mai toccato), comunicata alle 22.45 di quel venerdì, causando un calo dell’1,2% del mercato, ma motivata solo il lunedì successivo. Per la procura il giudizio sul sistema bancario era «errato» e addirittura «esattamente contrario» alla situazione reale. La mattina del 13 gennaio 2012, scrive il pm, il responsabile del Bank Team per l’Italia di S&P, Renato Panichi, in una mail avvertì i due analisti indagati che quel giudizio non era veritiero e li invitò «perentoriamente a rimuovere tale informazione dal comunicato». Lo fecero «solo parzialmente e sul solo testo in lingua inglese», non in quello trasmesso al nostro Paese «né su quello in italiano diffuso in Italia». «Il nostro ruolo è di fornire opinioni indipendenti, secondo metodologie pubbliche e trasparenti applicate in tutto il mondo», replica S&P, che continuerà  a lavorare «senza timori». Ma Elio Lannutti (Idv), autore dell’esposto, chiede «condanne esemplari».


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