Landini: non sono «mister No»

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ROMA — Gli altri sindacati chiedono alla Fiat di ritirare i 19 licenziamenti a Pomigliano annunciati per far posto agli iscritti Fiom-Cgil da assumere in seguito alla recente sentenza.
«Siamo d’accordo. Anzi la Fiom — risponde il segretario generale Maurizio Landini — ha scritto venerdì agli altri sindacati proponendo di chiedere insieme non solo il ritiro dei licenziamenti, ma anche che rientrino al lavoro tutti gli oltre duemila dipendenti in attesa di essere riassunti. Ma non ci hanno neppure risposto».
Forse vi ritengono in qualche modo responsabili dei licenziamenti. Se non aveste fatto causa alla Fiat…
«Non siamo responsabili nella maniera più assoluta. Lo è invece la Fiat che ha messo in atto una ritorsione contro la Fiom. La sentenza del tribunale di Roma dovrebbe essere valorizzata da tutti i sindacati perché riguarda il diritto dei lavoratori di non essere discriminati».
Gli altri sindacati vorrebbero però che la Fiom, anche se non è d’accordo, almeno prendesse atto degli accordi fatti con la Fiat e approvati dalla maggioranza dei lavoratori.
«La Cisl di Bonanni e gli altri sindacati hanno accettato in Fiat di uscire dal contratto nazionale dei metalmeccanici in cambio di un piano, «Fabbrica Italia», che non c’è più. Non ci possono chiedere di accettare una cosa che non c’è più. A questo punto noi proponiamo di riaprire una trattativa complessiva per discutere qual è il nuovo piano e arrivare a un nuovo accordo».
E chi dovrebbe prendere l’iniziativa?
«Lo chiedano anche gli altri sindacati insieme con la Fiom e, se necessario, lo faccia il governo».
Ma gli altri sindacati e l’azienda stanno già  discutendo.
«Non stanno facendo alcuna trattativa. La Fiom, invece, vuole una vera trattativa».
Ma se poi non accettate nemmeno ciò che si decide a maggioranza, obietta ancora Bonanni.
«Allora chiariamo questa cosa. In Fiat i referendum sono stati fatti a Pomigliano e Mirafiori mettendo sotto ricatto i lavoratori. Perché invece gli 80 mila dipendenti della Fiat non hanno potuto votare quando quegli accordi sono stati estesi a tutto il gruppo? Inoltre, perché Bonanni non chiede ai suoi com’è possibile che si stia facendo una trattativa per il contratto nazionale dei metalmeccanici escludendo il sindacato più rappresentativo, cioè la Fiom, in aperta violazione dell’accordo del 28 giugno 2011?».
Scusi, ma qui ha ragione Bonanni: è paradossale che la Fiom, dopo aver combattuto nella Cgil contro l’accordo del 28 giugno, ora lo invochi.
«Noi eravamo contrari perché in quel testo c’è la derogabilità  del contratto nazionale, ma essendo quello un accordo interconfederale, la Fiom, una volta che è in vigore, lo rispetta e ne chiede l’applicazione. Di paradossale c’è che chi lo ha firmato non lo stia applicando».
La soluzione può essere quella indicata dal segretario della Cgil, Susanna Camusso: un decreto legge sulla rappresentatività ?
«La Fiom chiede una legge sulla rappresentatività  da tempo. Abbiamo anche presentato una iniziativa di legge popolare. Ma, tornando alla Fiat, la soluzione è la riapertura della trattativa».
Tutti dovrebbero fare un passo verso la Fiom, ma quale sarebbe il passo in avanti di una Fiom che dice sempre no?
«Questa è una banalizzazione. Noi facciamo delle proposte. Abbiamo detto alla Fiat che siamo a pronti a discutere di utilizzo degli impianti e delle procedure di raffreddamento per prevenire il conflitto. E per evitare gli accordi separati proponiamo di applicare le regole democratiche della rappresentanza».
Ma ci vogliono anche sanzioni per i sindacati che poi non rispettano gli accordi, come dice Bonanni?
«Chiedo a Bonanni: qual è la sanzione per la Fiat che ha chiesto e ottenuto tutto ciò che ha voluto in cambio di un piano che non c’è più?»


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