by Sergio Segio | 11 Novembre 2012 8:44
Al Forum Firenze 10+10 è stata lanciata la Rete europea degli economisti progressisti (European Progessive Economists Network) in un meeting promosso da Euromemorandum, Economistes Atterrés francesi, Sbilanciamoci! dall’Italia, Another Road for Europe, cui hanno partecipato gruppi di economisti, associazioni e think tank tra i quali Econosphères dal Belgio, Econonuestra dalla Spagna, il Transnational Institute, Critical Political Economy Network, Transform! e molti altri. Ecco il documento elaborato dalla Rete:
L’European Progessive Economists Network ha raccolto gruppi di economisti, ricercatori, istituti e coalizioni della società civile che criticano le politiche economiche e sociali dominanti che hanno portato l’Europa alla crisi attuale. Vogliamo promuovere un ampio dibattito su sei punti:
1) Le politiche di austerità dovrebbero essere rovesciate e va radicalmente rivista la drastica condizionalità imposta ai paesi che ricevono i fondi d’emergenza europei, a partire dalla Grecia. Le pericolose limitazioni imposte dal fiscal compact debbono essere rimosse, in modo che gli Stati possano difendere la spesa pubblica, il welfare, i redditi, permettendo all’Europa di assumere un ruolo più forte nello stimolare la domanda, promuovendo il pieno impiego e avviando un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile. Le politiche europee dovrebbero ridurre gli attuali squilibri nella bilancia dei pagamenti, obbligando al riequilibrio anche i Paesi in surplus.
2) Le politiche europee dovrebbero favorire una redistribuzione che riduca le diseguaglianze, e andare verso l’armonizzazione dei regimi di tassazione, mettendo fine alla competizione fiscale, con uno spostamento dell’imposizione dal lavoro verso i profitti e la ricchezza. Le politiche europee dovrebbero favorire i servizi pubblici e la protezione sociale. L’occupazione e la contrattazione collettiva devono essere difese; i diritti del lavoro sono un elemento chiave dei diritti democratici in Europa.
3) Di fronte alla crisi finanziaria in Europa – segnata dall’interazione tra crisi delle banche e del debito pubblico – la Banca Centrale Europea deve operare come prestatore di ultima istanza per i titoli di stato. Il problema del debito pubblico deve essere risolto con una responsabilità comune dell’eurozona; il debito deve essere valutato attraverso un audit pubblico.
4) E’ necessario un ridimensionamento radicale della finanza, attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie, l’eliminazione delle attività speculative e il controllo del movimento dei capitali. Il sistema finanziario dovrebbe essere ricondotto a forme di controllo sociale e trasformato in modo che promuova investimenti produttivi sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale e l’occupazione.
5) Una transizione ecologica profonda può offrire una via d’uscita dalla crisi in Europa. L’Europa deve ridurre la sua impronta ecologica e l’utilizzo d’energia e risorse naturali. Le sue politiche devono favorire nuovi modi di produrre e di consumare. Un grande programma di investimenti che promuovano la sostenibilità può offrire posti di lavoro di alta qualità , espandere competenze in ambiti innovativi e ampliare le possibilità d’azione a livello locale, specialmente sui beni comuni.
6) In Europa la democrazia deve essere estesa a tutti i livelli. L’Unione europea deve essere riformata e va invertita la tendenza alla concentrazione di potere nelle mani di pochi stati e istituzioni fuori dal controllo democratico, che è stata aggravata dalla crisi. L’obiettivo è di ottenere una maggiore partecipazione dei cittadini, un maggiore ruolo per il parlamento europeo, e un controllo democratico più significativo sulle decisioni chiave.
Le politiche europee devono cambiare strada e un’alleanza tra società civile, sindacati, movimenti e forze politiche progressiste è necessaria per portare l’Europa fuori dalla crisi prodotta da neoliberalismo e finanza, e verso una vera democrazia.
Per adesioni: anotherroadforeurope@gmail.com[1]
* Rete europea degli economisti progressisti
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