«Allentare l’assedio della Striscia»

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Siano rivisti «tutti gli accordi con il nemico»: è quanto emerge dal comunicato degli attivisti egiziani che per tutta la notte hanno proseguito i colloqui nella sede di Libertà  e Giustizia, sull’isola di Manyal al centro del Cairo. Tra loro c’erano l’ex presidente della Camera, Saad al-Katatni, leader dei Fratelli musulmani, giovani esponenti del movimento 6 aprile, liberali indipendenti e alcuni salafiti di el-Nour. Nella giornata di ieri il Cairo è stata il centro di continui colloqui ed incontri diplomatici sulla crisi di Gaza. L’«aggressione» israeliana è un «crimine contro l’umanità », ha denunciato in apertura della sessione straordinaria della Lega araba, il segretario generale, Nabil el-Araby. «Ci impegniamo a non allentare il nostro sostegno: inclusa la fine dell’embargo (con Gaza, ndr )», ha proseguito el-Araby, chiedendo che il processo di pace israelo-palestinese riparta da zero. D’altra parte, il movimento palestinese Hamas ha definito «positivi» i colloqui che si sono tenuti ieri al Cairo tra il ministro egiziano dell’Intelligence (Mukabarat), Rafat Shehata, e il capo dell’ufficio politico del movimento, Khaled Mashaal. «È stato un incontro molto positivo in cui si sono discusse le modalità  per fermare l’aggressione contro la Striscia di Gaza», ha commentato il vice di Mashaal, Moussa Abu Marzuq. Le richieste di Hamas vanno dall’apertura permanente del valico di Rafah al cessate il fuoco israeliano tra la Striscia di Gaza ed il deserto del Negev. Mentre il Marocco ha preparato una bozza di risoluzione, in accordo con altri paesi arabi, di condanna degli attacchi israeliani su Gaza che è in discussione alle Nazioni unite. Lo sforzo egiziano per un cessate il fuoco è proseguito anche con continui colloqui telefonici con i ministri degli esteri di Mosca e Ankara. In particolare, si è tenuto ieri un vertice sulla crisi a Gaza tra il presidente egiziano, Mohammed Morsy, il primo ministro turco, Recep Erdogan, in visita al Cairo, e l’emiro del Qatar, sheykh Hamad Bin Khalifa. Si è recato invece nella sede del governo di Hamas a Gaza, distrutta da un raid israeliano, il ministro degli esteri tunisino, Rafik Abdessalem. «Quello che Israele sta facendo è illegittimo e inaccettabile. Israele deve capire che non ha più le mani libere, non ha l’immunità  totale e non è al di sopra del diritto internazionale», ha ammonito Abdessalem. Anche da oltreoceano si sono intensificate le pressioni sull’Egitto. Il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, e i vertici della diplomazia americana hanno sottolineato il ruolo centrale del Cairo per garantire un cessate il fuoco. Dal canto suo, il re giordano, Abdallah II, ha ordinato l’invio di aiuti umanitari «urgenti» ai palestinesi. Amman è stata teatro lo scorso venerdì di imponenti manifestazioni contro il caro vita in cui sono state chieste le dimissioni del monarca. Veemente è invece, la risposta di Tehran, «mettere fine ai crimini del regime sionista è possibile solamente attraverso una rappresaglia unita e rivoluzionaria del mondo islamico», ha minacciato il ministro della difesa iraniano, Ahmad Vahidi. Israele «sta massacrando l’oppresso popolo palestinese, tra cui donne e bambini» e i suoi raid sono «un chiaro esempio di crimini di guerra», ha concluso Vahidi.


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“Sono cresciute di oltre il 20% le esportazioni di armi bresciane che nel 2012 hanno raggiunto la cifra record di 316 milioni di euro. I principali destinatari continuano ad essere gli Stati Uniti (119 milioni di euro), ma tra i maggiori acquirenti figurano – nonostante il conflitto nella vicina Siria – la Turchia (oltre 36 milioni) e l’India (oltre 10 milioni). In forte crescita anche le esportazioni verso la Russia (quasi 10 milioni) e soprattutto la Malaysia (5 milioni) mentre segnano un evidente calo le esportazioni verso i paesi dell’Unione europea (meno 5,6%)”.

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