In Lombardia primarie “civiche” per strappare il sì di Ambrosoli

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MILANO — Dalla “pancia” del centrosinistra con i commenti che si rincorrono sui social network a una raccolta di firme online (tutta al femminile) fino all’appello degli stessi candidati che hanno già  fatto un passo in avanti: le primarie per scegliere il candidato che dovrà  tentare la scalata al Pirellone non possono essere cancellate, è l’invocazione. Perché è questo il rischio in Lombardia. Che i partiti — che quelle primarie le hanno indette il 15 dicembre — siano tentati di superarle per aggregarsi al progetto civico di Umberto Ambrosoli. Ma è proprio per cercare di risolvere quello che è diventato un pasticcio, che è spuntata l’ultima mediazione. Una nuova strada che anche l’avvocato alla fine possa imboccare: trasformare una consultazione finora promossa da tre partiti — Pd, Sel e Idv — in uno strumento capace di guardare oltre gli steccati tradizionali dei partiti. Che possa allargare e, allo stesso tempo, diventare un trampolino di lancio per Ambrosoli e il suo progetto. Dalle “primarie del centrosinistra”, insomma, alle “primarie del patto” civico come le diplomazie hanno già  iniziato a chiamarle evocando l’allargamento. E il figlio dell’”eroe borghese”, per ora, non ha chiuso la porta.
La decisione ufficiale verrà  presa domani, quando la coalizione si riunirà . Ma i contatti, gli incontri, e il lavoro sotterraneo stanno continuando. L’obiettivo è salvare le primarie chieste da molti e, allo stesso tempo, cercare non solo di avere il sì di Ambrosoli ma anche di fare in modo che questo sia già  un passaggio del progetto civico che l’avvocato ha in mente. Un sigillo, anche perché alcuni nomi, di fronte alla candidatura di Ambrosoli, farebbero un passo indietro. Il segretario regionale del Pd Maurizio Martina conferma il traguardo: «Sono convinto — dice — che il patto civico che stiamo costruendo, nell’incontro del centrosinistra con tante esperienze del territorio e della società  lombarda, si doterà  di forti strumenti di partecipazione alla scelte».
Indietro non si può più tornare: è questo che stanno dicendo tanti. Per questo è partita l’operazione per tentare di evitare che la “mina” primarie possa esplodere in piena corsa. Il medico Alessandra Kustermann è stata tra le prime a rompere gli indugi. E insiste: «Chiedo a tutti, prima ancora di sostenere me, di sostenere le primarie, strumento indispensabile per rafforzare una democrazia partecipata». Un altro candidato, Giulio Cavalli di Sel, e Giuseppe Civati, Pd, chiedono che si vada avanti: «Abbiamo accolto con piacere la disponibilità  di Ambrosoli a correre ma riteniamo indispensabile la sua partecipazione alle primarie già  partite», dicono. Un’opinione condivisa anche da Fabio Pizzul. Anche lui è in campo e sta portando avanti la raccolta delle firme per la sua candidatura pronto, però, a sostenere l’avvocato: «La candidatura di Ambrosoli sembra aver messo tutti d’accordo ma nasce da ipotesi e progetti che hanno riguardato un ristretto gruppo di consiglieri e strateghi di partito.
Le primarie non sono un dogma e neppure un obbligatorio esame clinico ma mi parrebbero il modo giusto per cominciare».
A complicare il quadro, l’ipotesi che non si voti più tra gennaio e febbraio ma che Lombardia e Lazio vadano alle urne, insieme alle elezioni politiche, ad aprile. Un orizzonte subito bocciato dal Pd. «Quella scadenza è troppo in là  per le Regioni che sono in una situazione difficile a dir poco. In Lombardia e Lazio si deve andare a votare il più presto possibile», ha dettato il segretario Pier Luigi Bersani. Anche il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti è netto: «Contro la casta si voti a gennaio».


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