In cella ex tesoriere Idv soldi pubblici ai videopoker

by Sergio Segio | 14 Novembre 2012 14:43

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L’uno e l’altro, da ieri, simbolicamente riuniti nel carcere di Regina Coeli, dove Maruccio, già  indagato da metà  ottobre per peculato aggravato, entra stringendo tra le mani le 30 pagine di ordinanza firmata dal gip Flavia Costantini che lo accusano di aver sottratto 1 milione di euro dalle casse del Gruppo Regionale del Partito e fissano in un mese a partire da oggi la custodia cautelare richiesta del Procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Stefano Pesci.
In quel provvedimento è un giudizio che suona già  definitivo e che bolla di infamia la menzogna con cui il campione Idv dagli occhi azzurri e nel cuore di Di Pietro, aveva provato a difendersi dopo che la sua vicenda era diventata di pubblico dominio: «Maruccio — scrive il gip — ha inteso presentarsi come persona, magari avventata e disordinata, ma generosa ed animata da una forte passione politica. Pronta ad anticipare di tasca propria, magari anche rimettendoci, le spese per le iniziative politiche. Ebbene, tale rappresentazione è
stata integralmente smentita dalle indagini». Ma in quel provvedimento c’è anche il racconto di un abisso non solo personale, ma collettivo. Con una pattuglia significativa di militanti dell’Idv del Lazio impegnata a «inquinare le prove », a sussurrare in telefoni sotto controllo, come una qualunque banda bassotti, che «la Finanza tanto non troverà  nulla di utile», perché l’utile è stato fatto sparire.
“LAS VEGAS SLOT ROOM”
È un fatto che scopriamo ora che se cercavi Maruccio, era magari più facile trovarlo in via Flaminia 573 che al Partito o alla Pisana. Con la testa infilata in una delle macchinette della “
Las Vegas slot room”, una bisca h24, di proprietà  di un altro dirigente Idv, Andrea Palma. Maruccio comincia a frequentarla nell’ottobre 2011. «Veniva 3, 4 volte a settimana, sempre di giorno — spiega a verbale Antonio Pescatore, comproprietario della sala — Spesso, accompagnato dal suo capo segreteria, Domenico Barbuto e da un altro tipo che faceva l’agente immobiliare. Era un cliente “top”, quelli che in gergo chiamiamo i “bombardieri”, per la loro assiduità ».
SOTTO DI 120 MILA EURO
Ebbene, il nostro “bombardiere”, in meno di un anno, riesce a sputtanarsi alle macchinette «tra i 100 e i 120 mila euro», sostiene Pescatore. Anche perché ha la mano greve e, con quegli aggeggi, riesce a perdere «anche 2 mila euro in mezz’ora». Normalmente cambia contante alla cassa del locale. Ma quando ne è sprovvisto, può prendere a credito «fino a 5 mila euro» a visita. Poi, periodicamente, l’amico Palma gli chiede il saldo con assegni. Che Maruccio onora, fatta eccezione per un paio di occasioni in cui i suoi assegni non risultano bancabili e lui stesso «chiede la cortesia» di non mandarli in protesto.
L’AIUTO DALLA CALABRIA
La “game addiction” che lo affligge è, a giudizio dei pm e del gip, una ragione plausibile per la quale l’appropriazione di Maruccio di fondi destinati al gruppo regionale si fa compulsiva. Anche perché è in qualche modo lui stesso a confermarla quando, interrogato il 25 ottobre dai pm, dovendo giustificare ciò che i suoi conti non possono documentare (vale a dire i famosi e inesistenti “anticipi” per spese politiche di cui poi si sarebbe rivalso sui conti del Partito) è costretto a spiegare che a lui i contanti li «prestano amici, conoscenti. Il tabaccaio» e persino la madre che «dalla Calabria mi manda in autobus i risparmi della nonna».
E tuttavia, la “game addiction” non è, né può essere, l’unica spiegazione plausibile per giustificare il peculato di cui è accusato Maruccio. Come non appare indicativa la circostanza che abbia pagato in un’occasione 5 mila 400 euro di affitto alla ex convivente Donata Barruffi. Non può essere l’unica spiegazione non fosse altro per la sproporzione tra le somme perse al gioco e quelle grattate dai conti del gruppo Idv. Le indagini del nucleo Valutario della Finanza documentano infatti prelievi per 456 mila euro in contanti tra maggio 2010 e giugno 2012. 40 mila euro di “anticipi” con la carta di credito e il bancomat che su quei conti sono appoggiate. Per non parlare dei 500 mila euro di autobonifici sui propri conti. Una differenza che lascia intuire come questa indagine non abbia ancora mostrato fino in fondo la sua profondità  e che, dunque, in questa storia manchino ancora i destinatari finali delle centinaia di migliaia di euro che Maruccio ha sottratto e che sui suoi conti sono solo transitati.
“I COMPLICI DELL’IDV”
Maruccio svuota dunque i conti del Partito e, per quanto l’indagine sin qui ha accertato, nell’Idv nessuno vede o anche solo immagina. Epperò, quando il bubbone esplode, nell’entourage del Partito vicino a Maruccio la corsa all’inquinamento delle prove si fa, a giudizio del gip, frenetica. Per provare a mettere insieme una storia plausibile che lo sollevi dall’accusa di peculato, il “bombardiere” — annota l’ordinanza — convoca e incontra nelle hall degli alberghi in cui si sposta in continuazione amici e sodali che gravitano tutti nell’Idv. «Tali Chiara, i 2 Fabio, Andrea Beretta, Domenico (Barbuto), Maria Chiara Manetti, il Professore (il riferimento sembrerebbe all’avvocato Scicchitano, ndr.),
la sua segretaria Laura Marchesi». Quest’ultima, per dire, rassicura Maruccio durante la perquisizione della Finanza di metà  ottobre («Qui non c’è niente più. No, no, nel senso… ok»), quindi confida al marito di «sapere tutta la storia… Una storia di Poteri Forti, molto forti» e si espone a tal punto nel tentativo di aggiustare una versione plausibile con i pm da finire indagata per favoreggiamento. C’è anche un certo “Carlo” che da un’utenza intestata al gruppo manda un sms al telefono di Maruccio, che per giunta sa intercettato. «Hai il telefono sotto controllo », gli scrive. E quindi, per accreditare la fonte da cui l’informazione proviene, la indica: «da Cretoso », riferendosi a un altro militante, tale Massimo Cretoso. Non esattamente un colpo di genio.

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