by Sergio Segio | 21 Novembre 2012 11:02
Nella mattinata di ieri, i legali dell’Ilva hanno depositato al Tribunale di Taranto l’istanza di dissequestro dell’area a caldo dello stabilimento, sotto sequestro dal 26 luglio. La richiesta dell’azienda segue l’ok, ancora parziale, del ministero dell’Ambiente al piano tecnico per l’applicazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale presentato dall’azienda, la cui realizzazione sarà attuata dall’Ilva soltanto a fronte dell’ok dei giudici al dissequestro.
Alla Procura, i legali del siderurgico hanno depositato i commenti alle perizie disposte dal gip che confutano il provvedimento di sequestro preventivo da parte dell’Autorità giudiziaria e i provvedimenti di custodia cautelare degli ex vertici dell’azienda. Le azioni nei confronti della società sono basate sulle perizie acquisite nell’incidente probatorio in cui sono state discusse la perizia chimica ed epidemiologica disposte dal gip che, secondo la documentazione depositata dall’azienda, sono da considerarsi inaffidabili.
Nelle carte (già presentate dall’azienda il 28 marzo, due giorni prima dell’incidente probatorio sulla perizia epidemiologica) si sostiene che i livelli di Pm10 registrati a Taranto, risultano inferiori rispetto ad altre città italiane ed estere: per questo, non potrebbero essere considerati responsabili di un presunto incremento di patologie che sono state calcolate su base statistica utilizzando parametri che l’Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) considera come obiettivo da raggiungere entro il 2016 e che non sono in vigore in nessun Paese.
I parametri attuali adottati da tutti i Paesi per salvaguardare la tutela della salute pubblica, per le Pm10 nell’aria non deve superare i 50 microgrammi per metro cubo giornaliera (40 la soglia media annuale), con un limite di 35 sforamenti annui consentiti, «soglie ampiamente rispettate a Taranto anche secondo i periti del giudice».
Cosa non vera, visto che la centralina posizionata ai Tamburi, rione adiacente al siderurgico, già ad agosto aveva superato i 35 sforamenti (come nel 2009, 2001 e 2011). Contestati anche gli effetti a breve termine sullele stime di patologie e i decessi formulate nella perizia, che sono riferite ad una soglia di 20 microgrammi/m3: «Utilizzando il limite ora in vigore di 40 microgrammi/m3 non vi sarebbe nessun eccesso di patologie e decessi a Taranto riferibile alla media annua esposizione», conclude l’Ilva.
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