Il Tar dà  l’ultimatum alla Polverini «Voto subito». Election day a rischio

by Sergio Segio | 13 Novembre 2012 8:52

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ROMA — Il governo affronterà  il tema dell’«election day» del 2013 (elezioni politiche e regionali nel Lazio, in Lombardia e in Molise) nel prossimo consiglio dei Ministri, ma ora la sentenza del Tar del Lazio, che intima alla governatrice dimissionaria Renata Polverini di indire le elezioni entro 5 giorni, rischia di far saltare la strategia dell’unificazione caldeggiata da Palazzo Chigi e dal Viminale. Ma ieri si è impantanata ancora di più la trattativa tra Pdl e Pd sulla legge elettorale: alla vigilia della seduta della commissione al Senato, rispunta comunque la mediazione del leghista Roberto Calderoli (l’autore del Porcellum nel 2005) fautore da alcuni giorni di un «premio variabile» al primo partito e/o coalizione (il 25% dei seggi realmente ottenuti con i voti) che non dispiace al Pdl e che farebbe gola al Pd. Se però quel 25% venisse portato al 30-33%.
Dunque, il tribunale amministrativo del Lazio ha dato il preavviso alla Polverini (Pdl) intimandole di indire le elezioni entro 5 giorni per una data che non vada oltre il 28 dicembre, quando cioè saranno trascorsi tre mesi dallo scioglimento del consiglio della Pisana (28 settembre). In caso contrario, ha stabilito il Tar accogliendo il ricorso del Movimento per la difesa del cittadino presentato dall’avvocato Gianluigi Pellegrino, verrà  nominato un commissario dal Viminale per gli adempimenti del caso. Per tutta risposta, l’ex segretario dell’Ugl, che ha retto per due anni la giunta del Lazio, ha mobilitato i suoi legali per un ricorso al consiglio di Stato.
Stando alla decisione del Tar, la Polverini «deve» far celebrare le elezioni nel Lazio al più presto (le date indicative sarebbero quelle del 16 dicembre o del 10 gennaio) ma bisognerà  vedere cosa deciderà  il Consiglio di Stato. Nel frattempo l’ex governatrice, sostenuta dal Pdl, non cambia linea: prima di votare si deve procedere alla riduzione dei consiglieri da 70 a 50 e poi c’è l’election day al vaglio del governo. Replica l’avvocato Pellegrino: «Il Tar chiarisce che vengono prima i diritti costituzionali e poi l’election day, per non parlare della riduzione dei consiglieri sulla quale la Polverini è inadempiente».
In un clima sempre più incerto, dunque, oggi riprendono i lavori della commissione al Senato che entro la fine della settimana dovrebbe consegnare un nuovo testo di legge elettorale all’aula: «L’aria che tira è di grande difficoltà », conferma il presidente Carlo Vizzini. Così, se fallisce il lodo Calderoli, si fa strada la modifica minima del Porcellum con l’introduzione di una soglia per accedere al premio di maggioranza (55%). In ogni caso, andrà  affrontato il tema, già  sollevato da Beppe Grillo, e riproposto con forza dal vice presidente del Senato Emma Bonino (radicali): «L’Europa ci chiede di non cambiare le regole del voto nell’anno precedente le elezioni… Seguiamo l’Europa in alcuni settori ma quando non ci conviene i dettami europei non fanno parte del comportamento delle forze politiche e, spiace dirlo, neanche della presidenza della Repubblica dove, come dice Maurizio Turco, siamo a un livello di stalking perché venga cambiata la legge elettorale a tre mesi dal voto».

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