Il Lingotto accusa i 19 operai poi una rapida retromarcia
TORINO — L’ipotesi di un intervento del governo nella vicenda Pomigliano suggerisce al Lingotto di frenare. La manovra arriva nel primo pomeriggio e viene eseguita con qualche difficoltà a causa di un incidente che fa circolare la bozza originaria del comunicato che dovrebbe gettare acqua sul fuoco. Nel primo testo era compresa un’invettiva contro i 19 cassintegrati Fiom reintegrati dalla Corte d’Appello di Roma e contro gli stessi autori della sentenza: «E’ importante ricordare le dure prese di posizione e le pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall’inizio il loro giudizio negativo sull’operazione Nuova Panda. Stupisce che questi storici oppositori pretendano oggi il passaggio in Fip (la fabbrica della Pnda ndr) utilizzando una sentenza che non tiene in minima considerazione le conseguenze sull’iniziativa industriale di Pomigliano». La frase viene successivamente eliminata nella versione definitiva. E non solo per ragioni di bon ton. Il fatto è che quel passaggio rende palese ciò che il Lingotto in questi mesi ha sempre voluto negare: il carattere ideologico dell’esclusione dei 19 dalla fabbrica della Panda. Il fatto che i 19 abbiano «manifestato il loro giudizio negativo» sugli accordi per la nuova Panda non può aver nulla a che fare con la decisione di tenerli fuori dalla fabbric a .
Perché se così fosse sarebbe la stessa Fiat a confessare platealmente il carattere discriminatorio nella scelta degli organici. Esattamente quel che le contesta il Tribunale con una sentenza che ieri pomeriggio il presidente degli industriali piemontesi Gianfranco Carbonato ha definito «ingiusta », ma che la bozza del comunicato del Lingotto sembra giustificare in pieno.
Eliminato l’imbarazzante passaggio, resta la sostanza del comunicato ufficiale. La Fiat avverte che non c’è fretta per i licenziamenti: «La procedura di mobilità ha un iter e tempi tecnici prestabiliti per consentire ai soggetti preposti e alle organizzazioni sindacali di esaminarne le motivazioni. Nessuna iniziativa può essere avviata dall’azienda prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall’avvio». I sindacati firmatari degli accordi colgono la palla al balzo: «Così come prevede la legge abbiamo chiesto un incontro alla Fiat per discutere dell’annuncio della mobilità », dice per la Uilm Rocco Palombella. E il segretario generale della Fim, Giuseppe
Farina, annuncia che «lunedì a Torino incontreremo la Fiat per i contratti. In quella occasione chiederemo all’azienda di fare un passo indietro perché non possono essere i lavoratori a pagare uno scontro in cui si mettono gli operai gli uni contro gli altri. Per salvaguardare diritti legittimi se ne calpestano altri altrettanto legittimi ». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ipotizza «ricorsi legali se verranno fatti licenziamenti».
Se gli incontri tra Fiat e sindacati firmatari degli accordi non riusciranno a risolvere il nodo dei licenziamenti, resta aperta l’ipotesi di un intervento del governo. Con una trattativa tradizionale come quella lasciata intravedere giovedì dal ministro Fornero o con l’ipotizzato lodo Monti? La Fim non esclude nessuna possibi-lità : «C’è un tavolo aperto tra governo e Fiat e tra Fiat e sindacati. In queste sedi si dovrà discutere per trovare delle soluzioni».
La battaglia di Pomigliano avviene nel cuore di una crisi di mercato che si conferma grave. I risultati diffusi ieri sulle vendite di ottobre in Italia parlano di un ulteriore calo del 12,4 per cento rispetto all’ottobre 2011, mese di grande difficoltà , quando lo spread era alle stelle e Berlusconi sull’orlo delle dimissioni. Il gruppo Fiat fa meglio del mercato perché segna un meno dieci per cento. L’unica nota positiva, sottolinea il Csp di Bologna, è che il calo del venduto in Italia a ottobre è inferiore al crollo del 20 per cento registrato a settembre. Ma gli effetti della crisi continuano a farsi sentire. Il presidente dell’Unrae, Jacques Bousquet, sottolinea che «ormai in Italia viene chiuso un
concessionario al giorno».
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