Il Fmi: bene Monti, ora si attuino le misure

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ROMA — Per il Fondo monetario internazionale le riforme prese dall’Italia a favore della crescita e dell’occupazione «vanno nella giusta direzione», ma è «cruciale la loro attuazione». Per la Confindustria, nel suo Congiuntura-flash di ottobre, in Italia c’è uno «spazio per un rimbalzo vista la violenta caduta della domanda interna ma il quadro resta appeso all’esito delle elezioni». Giudizio double-face sulle performance del governo Monti che comunque ieri ha incassato dai mercati un piccolo regalo sul fronte dello spread rispetto al bund tedesco che è passato da quota 349 a 346 punti. Questo significa un lieve calo del rendimento dei nostri Btp, al 4,94% dal 4,96%, mentre lo spread spagnolo viaggia invece a 413.
Intanto muove i primi passi la nuova legge di Stabilità  che sarà  modificata secondo le richieste della maggioranza: sparirà  la riduzione delle aliquote Irpef e la stretta retroattiva sulle detrazioni, mentre l’aumento dell’Iva ci sarà  solo sull’aliquota del 21%. Lunedì comincerà  alla commissione Bilancio della Camera l’analisi e il vaglio di ammissibilità  degli emendamenti (ne sono piovuti finora 1600, metà  della maggioranza). Ma di fatto, almeno sulla parte fiscale, le proposte andranno tutte riscritte dopo l’accordo dell’altro giorno tra relatori-governo che modifica totalmente questa parte della legge di Stabilità  a partire dal mancato taglio alle aliquote Irpef. Le nuove proposte dei deputati potranno essere presentate da mercoledì sotto forma di sub-emendamento. Il 14 di novembre è atteso il voto in aula per passare poi al Senato.
In questo quadro di grande «instabilità » programmatica, nonostante le rassicurazioni del ministro dello Sviluppo Corrado Passera secondo il quale le modifiche non «hanno stravolto la legge di Stabilità  perché la filosofia e le ragioni che ne sono alla base vengono confermate», Confindustria ringrazia il governo – «un passo importante per il nostro Paese» – per aver introdotto dal primo gennaio il termine inderogabile di 30-60 giorni per i pagamenti della pubblica amministrazione ma conferma uno «scenario globale molto debole». Gli economisti di viale Astronomia criticano non solo l’incerto quadro politico ormai sotto stress elettorale ma anche l’Eurozona dove si fa fatica a procedere «nella gestione della crisi, in cui ora si sommano gli aggiustamenti dei bilanci privati a quelli dei conti pubblici». Se è vero che i passi avanti istituzionali hanno nettamente ridotto il dissolvimento della moneta comune, il «circolo vizioso recessione-blocco del credito» resta ancora un forte ostacolo da superare per far decollare la crescita. La Confcommercio plaude alla messa in archivio dello scambio Irpef-Iva (ma chiede lo stop dell’Iva al 22%) e i sindacati aspettano di capire se i lavoratori e i pensionati ci guadagneranno qualcosa. 
Su questo scenario europeo pesa poi – secondo Congiuntura/flash – «l’esito delle elezioni Usa per le ricadute che avrà  sulle scelte di bilancio pubblico» per evitare l’atteso fiscal cliff. L’anno prossimo, infatti, ci sarà  una stretta fiscale del 4% del Pil Usa perché verranno a scadere tutte le agevolazioni fiscali introdotte nell’ultima fase dell’amministrazione Bush (2007). Se il futuro presidente non diluirà  queste scadenze ci sarà  un effetto recessivo in tutto il mondo.
Roberto Bagnoli


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