Il contropiede Volkswagen: vogliamo i vostri ingegneri

by Sergio Segio | 12 Novembre 2012 7:55

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Il numero uno dell’azienda di Wolfsburg ha spiegato tutto in una intervista pubblicata dalla Bild am Sonntag, nella quale non manca anche una foto di famiglia, del 1949, con il nonno Ferry Porsche e il cugino Ferdinand Porsche junior. Pià«ch ha detto di essere molto preoccupato per l’aumento della disoccupazione giovanile in alcuni Paesi dell’Unione Europea e ha illustrato quello che la Volkswagen ha fatto, «nel suo piccolo», per combatterla. È stata data l’opportunità  a giovani spagnoli e portoghesi, laureati in ingegneria, di mettere radici professionalmente in Germania offrendo loro la possibilità  di un’esperienza internazionale e di un periodo di formazione. «Il nostro programma — ha aggiunto — fornisce una solida prospettiva, perché al termine dei due anni previsti è possibile avere un posto fisso. Vogliamo estendere questa offerta anche a giovani provenienti dall’Italia».
Le parole del settantacinquenne capo supremo della Volkswagen trovano la loro spiegazione nello stato di buona salute delle aziende automobilistiche tedesche e dell’industria in generale. Secondo i dati più recenti dell’ufficio di statistica federale, il numero degli occupati nell’industria è salito in Germania al valore più alto degli ultimi quattro anni. Alla fine di agosto di quest’anno oltre 5,3 milioni di tedeschi erano impiegati in aziende con più di 50 dipendenti, il 2,2 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2011. E la ricerca di lavoratori qualificati sia nell’industria che nel settore dei servizi cresce di mese in mese. È stato il ministero del Lavoro a calcolare che a causa dell’invecchiamento della popolazione la Germania avrà  bisogno tra dieci anni di sei milioni di «rinforzi» stranieri. Intanto, però, l’ondata di cittadini dei Paesi dell’Europa mediterranea che si sono spostati in Germania alla ricerca di lavoro è già  cresciuta da tempo a ritmi sostenuti. C’è chi parla di una «nuova emigrazione».
È logico, quindi che anche lo studio del tedesco abbia registrato una vera e propria esplosione. Der Spiegel ha scritto, per esempio, che le persone che hanno deciso di imparare questa lingua sono aumentate in Italia del 18 per cento già  nel 2011. Sono sempre più anche le aziende italiane che ritengono la conoscenza del tedesco un elemento importante nel curriculum dei candidati all’assunzione. Nelle principali città  della Germania si registra un aumento senza precedenti delle iscrizioni a scuole di lingua da parte di chi ha già  deciso di trasferirsi per trovare un’occupazione. A tutto questo si affianca la grande capacità  di attrazione che esercitano le università  tedesche, frequentate attualmente da circa 150 mila studenti provenienti da Paesi europei.
Paolo Lepri

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