Il Cavaliere tentato dal patto con il Carroccio

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MILANO — Tentazione Lega. Molti esponenti del Pdl cominciano a pensare, confortati anche dai dati di diversi sondaggi in circolazione, che il sostegno a Gabriele Albertini per le elezioni regionali potrebbe rivelarsi un flop. Berlusconi stesso lo aveva spiegato ai suoi più stretti collaboratori fin dall’inizio, quando avrebbe voluto convincere il Pdl a convergere sulla candidatura di Roberto Maroni in cambio di un accordo con la Lega per le politiche.
Subito dopo, pur di non appoggiare Albertini e di fronte alle insistenze di alcuni parlamentari («Non possiamo lasciare alla Lega la guida delle tre regioni più importanti del Nord»), il Cavaliere si era messo personalmente alla ricerca un candidato alternativo che tenesse insieme la coalizione. Di fronte al secondo «No, grazie» del leader di Confcommercio, Carlo Sangalli, Berlusconi ha lasciato mano libera ai suoi, ribadendo però in ogni occasione la necessità  di garantire comunque l’accordo con la Lega. «Non abbiamo messo paletti ad Albertini, ma non ne mettiamo neppure a Maroni», taglia corto l’ex ministro Paolo Romani.
Nel frattempo, in effetti, le quotazioni di Albertini sono decisamente calate. Il progetto dell’ex sindaco in questi giorni ha perso sostegni importanti: avrebbe voluto costruire il Ppe, ma l’Udc si è chiamato fuori. Avrebbe voluto parlare ai moderati, ma personalità  del calibro di Salvatore Carrubba sono state messe in difficoltà  dalla discesa in campo, per il centrosinistra, dell’avvocato Umberto Ambrosoli, che garantisce quelle stesse istanze di civismo, autonomia dai partiti, etica e trasparenza di cui parla Albertini. E poi resta l’incognita di Fermare il declino, il movimento fondato da Oscar Giannino e di Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo che decideranno oggi se confermare o meno l’appoggio alla lista civica. Senza questi, ad esempio, già  Fli ha annunciato, col senatore Giuseppe Valditara, che verrebbero a mancare condizioni e significato di questo progetto civico.
Tentazione Lega, dunque. La segreteria federale in via Bellerio darà  oggi l’investitura a Roberto Maroni, incaricato di aggregare altre liste civiche in Lombardia, sul modello Verona e di trattare con il Pdl. «Prima la Lombardia», sarà  il motto, sull’onda del Prima il Nord che sta segnando l’era Maroni. Oppure potrebbe rispuntare la terza opzione, a suo tempo già  valutata in entrambi i quartier generali: passo indietro dei candidati in campo, lo stesso segretario e Albertini, e convergenza su un altro nome che vada bene a entrambi i partiti della coalizione.
Il Carroccio intanto è al lavoro sotto la guida instancabile del segretario della Lega lombarda, Matteo Salvini: «La mia macchina da guerra», come lo ha definito Maroni. La Lega in Lombardia conta 3 mila amministratori locali, fra consiglieri comunali, assessori e sindaci. Sabato scorso è stata inaugurata la sezione numero 610 ed entro fine anno si taglierà  il nastro in altre 12 sezioni, da Lodi a Chiavenna. I 10 mila militanti, regolarmente iscritti, sono al lavoro per gestire i gazebo, volantinare, organizzare eventi. E in tutte le province si stanno raccogliendo le disponibilità  per costruire liste civiche con rappresentanti del mondo sindacale, del volontariato e delle professioni. Pancia a terra, insomma: ecco perché in molti del Pdl la tentazione Lega è forte.


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