I sindacati: “La Fiat ritiri i licenziamenti”

by Sergio Segio | 6 Novembre 2012 7:54

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TORINO – Anche i sindacati che hanno approvato gli accordi Fiat contestati dalla Fiom chiedono al Lingotto un passo indietro sui licenziamenti di Pomigliano. Lo fanno con una dichiarazione formale di Ferdinando Uliano, responsabile auto della Fim, che utilizza l’incontro sul contratto di gruppo in programma ieri mattina a Torino, per annunciare «la contrarietà  rispetto alla decisione dell’azienda, che abbiamo invitato a ritirare la procedura di mobilità , chiedendo di definire la data dell’incontro previsto dalla legge». Poche ore dopo la Fiat comunica che l’incontro è stato fissato per oggi alle 15 a Pomigliano. Inviti alla Fiat a non esasperare il clima vengono anche dalla politica. Pierluigi Bersani ha giudicato «un gravissimo errore la scelta della Fiat di metterla sul piano della contrapposizione. Spero che ci ripensi».
Nell’incontro di oggi i dirigenti del Lingotto dovranno chiarire se intendono proseguire nella procedura di licenziamento di 19 dipendenti per far posto ad altrettanti cassintegrati discriminati della Fiom, o se invece prendono atto che questa strada finisce in un vicolo cieco. La motivazione del licenziamento sarà  infatti vanificata dai fatti anche nel caso in cui tutto si svolga nel modo più favorevole alla Fiat. Il tribunale ha imposto il rientro dei primi 19 cassintegrati Fiom (su 145) entro il 28 novembre, 40 giorni dopo la sentenza del 19 ottobre. La procedura di mobilità  chiesta dalla Fiat per i 19 attuali dipendenti durerà  45 giorni se otterrà  l’avallo dei sindacati ma durerà  120 giorni, a partire dal 31 ottobre scorso, se i sindacati del «sì» non accetteranno di firmare. E ieri Raffaele Bonanni è stato molto chiaro: «Impugneremo quei licenziamenti in tribunale». Dunque, anche se la Fiat riuscisse a licenziare i 19 attuali dipendenti, dovranno trascorrere 120 giorni, e si arriverà  così al 28 febbraio. Di conseguenza per tre mesi (dal 28 novembre al 28 febbraio) lo stabilimento di Pomigliano in cui si produce la Panda avrebbe in organico 19 dipendenti in più perché sarebbero già  rientrati (come impone la sentenza della Corte d’Appello) i cassintegrati Fiom e non sarebbero ancora usciti i dipendenti licenziati dalla Fiat. Dunque per tre mesi si verificherebbe proprio la situazione che il licenziamento dei 19 vorrebbe evitare, cioè un eccesso di dipendenti rispetto alle esigenze del mercato.
A sciogliere il nodo potrebbero essere loro malgrado, le tute blu polacche. La Fiat ha infatti annunciato nei giorni scorsi che il 31 dicembre cesserà  la produzione della Panda classic in Polonia. Dal 1 gennaio dunque dovrebbe aumentare in modo significativo la richiesta della Nuova Panda prodotta a Pomigliano. Oggi infatti poco meno di una Panda su due tra quelle vendute è del vecchio tipo. Se aumenterà  la richiesta del mercato questo potrebbe consentire di assorbire non solo i 145 iscritti alla Fiom (che comunque dovranno rientrare entro il 19 aprile, come ha stabilito il tribunale) ma anche i 1.500 cassintegrati tuttora lasciati a casa.

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