I pm criticano i giudici «Solo un anno al capo»

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Nelle pieghe dell’inchiesta dei pm Ilda Boccassini e Paolo Storari sull’ex collaboratore di giustizia barese, che al momento appare come il capo dei 6 protagonisti del sequestro-lampo del contabile di Silvio Berlusconi, spunta una larvata critica ai due argomenti posti a base di quella mitezza di pena.
I pm, nel riepilogare il curriculum di Leone dal primo arresto a Bari nel 1984, giungono al processo del 2002 a Roma per «fatti gravissimi commessi nel 2000 in danno per la maggior parte di impiegati o direttori di filiali di istituti di credito privati della libertà  sino a quando consegnavano forti somme di denaro prelevate dai caveau delle banche ove le vittime stesse lavoravano»: lo stesso modo di operare usato a casa di Spinelli.
Il 21 aprile 2005 il gup di Roma con rito abbreviato (e quindi sconto di un terzo) condanna Leone per tentato omicidio e altri tentati sequestri di persona a scopo di estorsione commessi fra il 1997 e il 1999 con coincidenza di tempi e luoghi che fa ritenere esistente il vincolo della continuazione con i reati già  sanzionati dalla precedente sentenza: la pena è così fissata in 2 anni in aggiunta alla condanna decisa dalla Corte d’Appello di Roma il 15 maggio 2002. Leone fa appello contro questi ulteriori 2 anni inflittigli dal gup di Roma nel 2005, e come unico motivo chiede la riduzione della pena, che in effetti viene dimezzata a 1 anno dalla Corte d’Appello nel 2009. Perché? Due i motivi che ai pm milanesi appaiono ora appunto «singolari a fronte del profilo criminale di Leone». Il primo è che «i gravi fatti oggetto delle due condanne» sarebbero stati «ricostruiti in massima parte proprio grazie alle dichiarazioni di Leone, che hanno gettato luce anche sul contesto criminale nel quale essi ebbero a maturare». Il secondo è che, «sul piano soggettivo, l’appellante si trova (nel 2009, ndr) in regime di lavoro esterno e ha dunque concretamente dimostrato la sua volontà  di reinserirsi nel contesto sociale. Ad onta della gravità  dei fatti, pertanto, e in considerazione della positiva prognosi circa il futuro dell’appellante, la pena può essere rideterminata nella misura di 1 anno in continuazione sulla già  citata sentenza della Corte d’Appello».
Certo anche a Milano i rapitori di Spinelli sono stati (almeno all’inizio) baciati dalla sorte: nelle settimane precedenti il contabile dell’ex premier si era allarmato al punto da portare ai carabinieri di Bresso i fotogrammi di alcuni individui sospetti (i futuri sequestratori) ripresi sul pianerottolo dalla sua videosorveglianza. E uno dei 3 albanesi, pur fermato il 23 ottobre perché su un’auto zeppa di attrezzi per lo scasso, era poi riuscito a evadere dagli arresti domiciliari.


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