by Sergio Segio | 25 Novembre 2012 8:11
Continua il sit-in di piazza Tahrir. I magistrati: decisione «senza precedenti»Lo scontro tra chi sostiene e chi si oppone al presidente Morsy si è spostato da piazza Tahrir alle porte del palazzo di giustizia tra via 26 luglio e via Ramsis, uno degli incroci più congestionati del Cairo. Un gruppo di giovani liberali e giudici gridavano la loro opposizione al decreto presidenziale, quando alcuni simpatizzanti di Libertà e giustizia, partito politico della Fratellanza, hanno iniziato ad urlare «A morte Abdel Maguid», l’ex procuratore generale silurato da Morsy. È iniziato così il lancio di lacrimogeni da parte di uomini in abiti civili: una scena che ormai si ripete da giorni al Cairo.
Ma ieri è stato l’intero potere giudiziario ad insorgere contro il controllo presidenziale sulla giustizia civile. È stato indetto lo sciopero nazionale della magistratura. Anche le corti provinciali si sono date appuntamento all’incrocio di via 26 luglio per denunciare un «attacco senza precedenti» all’indipendenza della magistratura. È l’accusa contenuta in un comunicato del Consiglio supremo della magistratura, che ha tenuto una riunione d’emergenza sui provvedimenti annunciati da Morsy, tra i quali il divieto per i giudici di sciogliere l’Assemblea costituente e la non impugnabilità delle decisioni presidenziali. Il Consiglio ha precisato poi che è sua «prerogativa occuparsi della magistratura e dei giudici» e ha espresso «rammarico» per la dichiarazione costituzionale presidenziale, che non dovrebbe riguardare «la magistratura nè intromettersi negli affari dei suoi componenti o influenzare le loro sentenze».
Non solo, undici procuratori generali hanno chiesto di concludere il loro mandato in seguito al decreto emesso lo scorso giovedì, rimettendo la decisione nelle mani di Ahmed el-Zend, presidente del sindacato dei giudici. Infine, un gruppo di giudici del movimento per l’indipendenza della magistratura, in precedenza impegnato nell’opposizione all’operato dell’ex presidente Mubarak, ha espresso preoccupazione per i nuovi sviluppi politici. «Queste decisioni, sebbene contengano alcune richieste che vengono dal popolo egiziano, toccano direttamente la democrazia e la libertà », si legge nel comunicato. Nel testo si aggiunge che anche la riapertura autoritativa di casi che coinvolgono le violenze di piazza colpisce l’indipendenza del potere giudiziario. Già venerdì, i magistrati di Alessandria avevano deciso di sospendere le attività di tribunali e procure per esprimere il loro dissenso.
Ieri, il vice-presidente copto, Samir Morcos, si era dimesso. «Rifiuto di continuare in seguito a questa decisione presidenziale che mette in discussione il processo di transizione democratica e viola i miei compiti specifici di costruire le nuove istituzioni», ha detto Morcos in un’intervista al quotidiano arabo con sede a Londra Sharq al-Awsat.
Dopo i cortei dello scorso venerdì diretti verso piazza Tahrir e gli scontri con le forze di polizia, nuovi disordini sono esplosi ieri nella piazza simbolo delle manifestazioni del 2011 che hanno rovesciato il regime di Mubarak. La polizia in assetto antisommossa ha usato gas lacrimogeni per disperdere gruppi di manifestanti che arrivavano in piazza all’alba per unirsi a chi ha trascorso lì la notte. La folla si è poi data alla fuga, disperdendosi nelle strade circostanti. Da venerdì sera, alcuni attivisti si erano accampati in piazza Tahrir per un sit-in a oltranza contro Morsy.
D’altra parte, i Fratelli Musulmani hanno chiamato la popolazione a una manifestazione di massa per il prossimo martedì a sostegno del presidente. In un comunicato postato su Ikhwanonline, sito della Fratellanza, è apparso un appello a sostenere Morsy nelle piazze di tutto l’Egitto dopo la preghiera della sera. Mentre la presidenza della repubblica, insieme a consiglieri ed assistenti, si è riunita ieri per decidere come reagire alle proteste di piazza. Dall’inizio delle manifestazioni ad un anno dalla strage di via Mohammed Moahmoud, costata la vita a decine di manifestanti, sono oltre sessanta gli attivisti arrestati nel centro del Cairo, molti dei quali già rilasciati. E il braccio di ferro tra poteri dello stato prosegue con un presidente sempre più forte e l’indipendenza della magistratura, nonché il peso giuridico della nuova costituzione e la transizione democratica, rimessi completamente in discussione.
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