Grandi città e Sud, arriva la nuova social card
ROMA — Arriva la nuova social card. Incardinata nella legge di Stabilità , sarà lo strumento attraverso il quale il governo tenterà di porre un argine al disagio sociale e alla povertà , fenomeni resi più acuti dalla crisi economica. Il progetto, messo a punto dal ministero del Tesoro, prevede il rilancio della sperimentazione nei dodici grandi centri con più di 250 mila abitanti (Milano, Roma, Torino, Firenze, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Bari, Catania, Napoli e Palermo) dove la carta sociale esiste, ma da tempo ha esaurito le risorse e dove si stimano 1 milione e 600 mila famiglie in difficoltà . La nuova social card, rispetto alla precedente iniziativa lanciata da Tremonti nel 2009, sarà allargata a tutti i Comuni delle quattro Regioni del Sud dove le condizioni economiche sono più critiche: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Il nuovo progetto interesserà dunque, nelle aree del Sud, l’intera platea dei cittadini in difficoltà compresi coloro che vivono nei centri medio-piccoli.
Le vecchie social card furono distribuite attraverso l’Inps, che curò la parte tecnica dell’operazione di tre anni fa. Il meccanismo non dovrebbe cambiare. Tuttavia stavolta la social card 2013 sarà potenziata: i Comuni che presidiano il territorio saranno direttamente coinvolti nell’operazione e dovranno assicurare un progetto di reinserimento lavorativo o di inclusione sociale per ciascuno dei titolari della “carta sociale”.
Quali saranno i requisiti per ottenere l’assistenza? I nuovi parametri per accedere alla social card riguarderanno situazioni particolarmente critiche: sarà necessario un reddito Isee (il modello per beneficiare dei servizi sociali che tiene conto anche di immobili e patrimonio finanziario) inferiore ai 3.000 euro, inoltre sarà condizione rilevante la presenza di minori o membri attivi disoccupati o in disagio lavorativo.
La vecchia “carta acquisti” era di 40 euro mensili che potevano essere spesi al supermercato: quella operazione costò allo Stato 200 milioni ed interessò 535 mila persone in difficoltà . Per la nuova si dovranno definire le caratteristiche tecniche, ma all’interno della legge di Stabilità stanno emergendo le risorse necessarie che potrebbero arrivare attingendo ai 900 milioni del Fondo di Palazzo Chigi per le politiche sociali: dovrebbero essere almeno 200 milioni per replicare il primo
esperimento. A questa somma tuttavia si aggiungeranno 150 milioni ricavati dalla riprogrammazione dei Fondi strutturali europei per le Regioni del Sud e i 50 milioni già previsti dal decreto Semplificazioni. In tutto si potrebbe arrivare – tra risorse vecchie e nuove – a 400 milioni.
L’aspetto sociale è quello che ha catalizzato maggiormente l’attenzione dei relatori, Baretta (Pd) e Brunetta (Pdl), che chiedono
al governo una azione decisa sul fronte del disagio. La maggioranza è pronta a presentare un emendamento per aumentare di 200 milioni il Fondo di Palazzo Chigi, portandolo a 1,1 miliardi. Senza contare che un emendamento Pd-Udc punterà a risolvere il problema drammatico dei malati di Sla: il decreto sulla
spending review aveva infatti destinato ai malati di Sla 600 milioni, ma la legge di Stabilità ha cancellato lo stanziamento. Ora l’obiettivo è quello di recuperare il massimo delle risorse perdute.
La risposta arriverà dalla maratona che comincia oggi in Commissione Bilancio della Camera e che si concluderà tra la fine della settimana e l’inizio della prossima, in vista dell’esame in aula martedì 13 novembre. Ieri i relatori Baretta (Pd) e Brunetta (Pdl) hanno confermato il braccio di ferro sulla destinazione delle risorse ex-Irpef: «Sbagliato» per Baretta indirizzarle, come propone il Pdl, al raddoppio del Fondo per il salario di produttività . Al contrario il Pd punta su un aumento
delle detrazioni da lavoro dipendente e per i figli. La soluzione arriverà dal vertice previsto tra oggi e mercoledì tra maggioranza e ministro dell’Economia.
A favore dei cittadini meno abbienti il governo sta inoltre studiando un meccanismo che dovrebbe «sostituire agli attuali ticket un sistema di franchigia». Lo ha annunciato ieri al Tg1 il ministro della Salute Renato Balduzzi, spiegando che «fino a una certa soglia, collegata a reddito e patrimonio, uno paga, oltre quella soglia non paga più».
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