Firenze 10+10, un’altra Europa c’è

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Perché è del «qui e ora» che si parlerà  alla Fortezza da Basso. Delle devastanti conseguenze del fallimento liberista sulle esistenze quotidiane di intere popolazioni del vecchio continente, sui territori in cui vivono, sull’ambiente che li circonda. 
Ma nonostante il mezzo miracolo di riunire da giovedì a domenica più di tremila attivisti provenienti da 21 paesi, con l’adesione e la presenza di 215 tra organizzazioni, sindacati confederali e di base, reti e campagne attive in mezzo continente, l’altra Europa che combatte le politiche della troika Ue-Bce-Fmi sa che deve fare tutto in enorme fretta. Senza alcuna garanzia di riuscire nell’impresa. «Per la prima volta dal secondo dopoguerra – ricorda così Nardi – il 14 novembre ci sarà  uno sciopero in tutte le nazioni europee che si affacciano sul Mediterraneo. Ma i sindacati dei paesi nordici, Germania in testa, restano freddi di fronte a questa mobilitazione». 
Il muro sembra inscalfibile, dove non dominano le convenienze prevalgono sfiducia e disillusione. Eppure si va avanti, per riconnettere reti e movimenti sociali, ricordando quanto fossero azzeccate molte delle analisi fatte dieci anni fa, nei giorni del primo Social forum europeo. «I risultati di questo liberismo feroce che denunciavamo – segnala Mercedes Frias – sono andati molto oltre quello che pur avevamo previsto. E ora, per risanare i bilanci delle banche, si prendono i soldi dai pensionati, dai migranti, dai lavoratori meno tutelati». Di qui la necessità  di fare fronte comune, cercando alleanze per un lavoro convergente in chiave esplicitamente antiliberista. «Alternativo alla supremazia del mercato – specifica il comitato organizzatore – alle speculazioni finanziarie, al fiscal compact e alle politiche di austerità ».
Un’opera di tessitura che chiama in causa, «nella differenza dei ruoli», anche la politica istituzionale. Che per scelta degli organizzatori non vede i partiti fra i protagonisti della quattro giorni – nel comitato di coordinamento ci sono invece Arci, Cgil, Cobas, Fiom, Legambiente, Libera, Cospe, Forum dei movimenti per l’acqua e altri ancora – se non come ospiti graditi dei 102 seminari in programma, all’interno delle cinque «sfere di influenza» che guardano sinteticamente alla conquista di una nuova democrazia in Europa; a campagne contro le politiche di austerity e fiscal compact; al lavoro da tutelare difendendo i contratti collettivi nazionali e da riconquistare nella sua dignità ; ai beni comuni, e al ruolo dell’Europa nel Mediterraneo. 
Certo è che nel corso della quattro giorni si spera nell’arrivo di Alexis Tsipras, portavoce di quella Syriza che, nella netta opposizione alle politiche della troika e del governo Samaras, è diventato oggi il secondo partito greco e domani potrebbe essere il primo. Un esempio ben preciso di quella estrema necessità  di riconnessione a sinistra e di superamento della frammentazione che fa da stella polare a «Firenze10+10».


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