by Sergio Segio | 8 Novembre 2012 7:50
E che viceversa, nonostante i primi quattro anni di presidenza siano stati alquanto deludenti (se ci si ricorda dell’esplosione sociale che accompagnò, e provocò, il voto del 2008), il primo presidente african-american continua a solleticare l’attesa di un cambiamento. Però mi sono detto: se, come ho letto, le due campagne elettorali sono costate in totale la cifra incredibile di 6 miliardi di dollari, e se è chiaro chi ha rifornito Romney, chi ha finanziato Obama? Domanda volgare ma seria.
Poi leggo una conversazione di Michael Hardt con Beppe Caccia, sul sito www.globalproject.info. Prima di tutto, dice Hardt, se davvero Romney e Obama rappresentano due diverse visioni del futuro, l’alluvione di spot dell’interminabile campagna ha confuso tutto. Ma, chiede Beppe, qual è il bilancio dei primi quattro anni? «Ti potrei dire – dice Michael – che è chiaro che (Obama) ha tentato di promuovere una specie di agenda capitalistica illuminata, sulla sanità soprattutto, sul come finire in maniera molto lenta le guerre, per assicurare l’avanzata delle industrie etc. Questo è ciò che ha tentato Obama, in maniera molto timida ma vera. Ha tentato di mettere in moto una logica capitalistica progressiva. Non so dire se può riuscire meglio nei prossimi quattro anni. Riuscire meglio nel senso non di un agenda progressista, ma di un’idea di capitalismo illuminato». Infatti, parrebbe che, negli equilibri complessi delle elezioni, abbiano pesato i voti degli operai dell’industria dell’auto dell’Ohio. Le industrie che Obama decise di salvare facendo una cosa che l’Unione europea proibirebbe in quanto «aiuti di Stato». Dunque, si trattava di industria (Obama) contro finanza (Romney)? Dobbiamo essere soddisfatti che abbia prevalso il primo? Certo. Ma nella campagna elettorale un argomento forte di Romney era il fatto che il presidente non aveva voluto trivellare per tirar fuori a qualunque costo e ovunque il petrolio. E Obama rispondeva: non è vero. Infatti il disastro del Golfo del Messico, e il più tremendo uragano mai visto, Sandy, certamente effetto del riscaldamento globale, non hanno cambiato di una virgola le politiche energetiche del maggior consumatore di petrolio al mondo, gli Usa. Tutt’al più, Obama ha ricavato un vantaggio del suo impegno di soccorritore e, come hanno scritto tutti, di commander-in-chief.
La verità è che queste e moltissime altre domande restano sospese, dopo che Obama avrà more four years, come ha scritto su Twitter lui stesso. Ma altre domande non ci possiamo fare, perché sono completamente fuori dell’attualità , ossia se una democrazia che costa miliardi abbia ancora un senso e se tutto debba risolversi nello scegliere tra i Marchionne statunitensi e i «banchieri imbroglioni» di cui scrive Ignacio Ramonet.
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