Esodati, la Ragioneria gela Pd e Pdl

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ROMA — La Ragioneria punta i piedi sull’emendamento alla legge di Stabilità  con cui la maggioranza ha individuato le risorse per risolvere il problema degli esodati, i lavoratori che per gli effetti della riforma Fornero, si sono ritrovati senza pensione nè lavoro. Ma i relatori ritengono di poter chiudere ugualmente la partita stamattina incontrando i ministri Vittorio Grilli (Economia) e Elsa Fornero (Lavoro).
«La Ragioneria — riferiscono fonti parlamentari — ha chiesto una riscrittura dell’emendamento con criteri più selettivi». In particolare l’allargamento della platea dei beneficiati, realizzata attraverso l’emendamento, sarebbe eccessiva rispetto alle somme recuperabili.
L’accordo politico estende la copertura per gli esodati a quattro nuove categorie di soggetti: 1) quelli che sono stati licenziati a causa di un fallimento, di una procedura concorsuale o per cessazione d’impresa entro il 2011, purché privi di occupazione; 2) quelli che hanno cessato il lavoro entro il 30 settembre 2012 e si trovano in mobilità  in forza di un accordo stipulato entro fine 2011, avendo maturato il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2014; 3) coloro che, sempre con la scadenza 2014, versano contributi volontari ancorché abbiano svolto un lavoro, non a tempo indeterminato, con un reddito non superiore a 7.500 euro; 4) quelli che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2012 in forza di accordi individuali o collettivi d’incentivo all’esodo stipulati entro il 31 dicembre 2011, ancorché abbiano svolto un lavoro, non a tempo indeterminato, con un reddito non superiore a 7.500 euro.
Il tentativo dei relatori Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd) è stato quello di evitare il continuo rimpallo sulla quantificazione degli esodati e creare un meccanismo attraverso il quale gli stessi vengono individuati anno per anno e soddisfatti quasi automaticamente. Ma in che modo? L’emendamento prevede che le risorse per mettere al sicuro questi nuovi beneficiari vadano ritrovate in quei 9,1 miliardi che il governo ha messo da parte per tutelare le prime due platee di esodati già  individuate, la prima composta da 65 mila lavoratori, la seconda da 55 mila. I residui che deriveranno dalla soddisfazione di questi 110 mila lavoratori (perché la maggioranza ritiene che i 9,1 miliardi siano stati sovrastimati), confluiranno in un fondo da cui si attingerà  per le nuove categorie.
I relatori però non si sono accontentati di queste somme ipotetiche, assicurando la norma con una clausola di salvaguardia in base alla quale, se i residui non bastassero, si provvederà  a «individuare le necessarie risorse aggiuntive, rimodulando nella misura necessaria l’indice di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici di importo più elevato». Si potrebbero ad esempio recuperare le somme non applicando l’adeguamento all’inflazione delle pensioni pari a cinque o sei volte il minimo (2.400-2.880 euro mensili). Non solo. Per fare in modo che la situazione sia sotto controllo, l’Inps dovrà  provvedere al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate dagli interessati. Entro il 30 settembre del 2013 il governo, sulla base dei dati forniti dall’Inps, dovrà  «monitorare gli esiti dell’attuazione, anche in termini di finanziamenti».
Insomma i relatori Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd) credevano di aver trovato il meccanismo perfetto per risolvere il problema-esodati e non incorrere in una bocciatura della Ragioneria. Che puntualmente è arrivata, e riguarda prima di tutto la prima delle categorie individuate dall’emendamento, che viene cassata. Poi, più in generale, la Ragioneria chiederebbe una maggiore definizione delle coperture. Una richiesta che i relatori hanno accolto con un certo stupore, visto che il meccanismo della clausola di salvaguardia consente risparmi consistenti ogni anno.
Ma proprio contro quella clausola si scaglia la Cgil che chiede a coloro «che hanno urlato contro il contributo di solidarietà  alle pensioni superiori ai 150 mila, perché ora si può invece intervenire su quelle intorno a sei volte il minimo».
Antonella Baccaro


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