E ora lo sciopero mediterraneo
FIRENZE. L’unione delle lotte è obiettivo condivisibile. Ma su quali assi cartesiani? Le voci critiche che segnalano la mancanza a Firenze10+10 di una più marcata connotazione antiliberista – si va da Vittorio Agnoletto a Giorgio Cremaschi, passando per le perplessità di Alfonso Gianni – non potranno essere smentite da un documento finale collettivo che già in partenza non era stato previsto. E non saranno di aiuto alla chiarezza alcune incongruenze. Come ad esempio quella, denunciata dalla Rete No War, di un incontro sulla Siria in cui solo la presenza di un uditorio attento e informato ha potuto bilanciare la discussione, di fronte a relatori sostanzialmente schierati a sostegno delle forze “ribelli”.
Di tutt’altro tenore, e spessore, il partecipatissimo incontro «Quale politica europea per la pace e la giustizia in Palestina?», che ha visto discutere della resistenza popolare non violenta e delle campagne internazionali di solidarietà per il popolo palestinese. Con interventi focalizzati anche sulla dimensione del lavoro, sempre più difficile nei Territori occupati, ad opera di sindacalisti sia palestinesi che israeliani. E con uno spazio dedicato alla Freedom Flotilla e alla sua azione di disobbedienza civile, contro l’embargo di cui un milione e mezzo di palestinesi della Striscia di Gaza continuano ad essere vittime.
Notizie positive anche dall’incontro della rete degli economisti impegnati sul tema di un’altra politica economica per il vecchio continente, che ha portato alla nascita di una «Rete europea degli economisti progressisti», e all’elaborazione di un documento-appello in sei punti (vedi a lato) sulle sempre più necessarie politiche alternative a quelle dell’Ue e della Bce.
Fra le realtà più combattive in questa quattro giorni anche le reti impegnate contro le grandi opere inutili, a partire dalla Tav in Val di Susa ma non solo. Su questo fronte i no-tav italiani e francesi hanno anche organizzato una conferenza stampa, per segnalare l’imminente incontro a Parigi fra Mario Monti e il primo ministro francese Marc Ayrault. «Un incontro imprevisto – hanno spiegato Paolo Prieri e Daniel Ibanez – che riguarderà anche la Torino-Lione. Perché in Francia è in atto uno scontro fra la Corte dei conti transalpina e il governo. Con la magistratura contabile che ha richiamato l’attenzione sulla moltiplicazione dei costi, dai 12 miliardi di euro del 2001 ai 27 di oggi, e su dati di traffico ingigantiti. Quando poi i sostenitori della Tav hanno accusato la Corte dei Conti di essersi basata su dati sbagliati, la magistratura è intervenuta nuovamente, ribadendo di aver analizzato la situazione su dati corretti. Per questo siamo convinti che Monti e Ayrault si vedranno anche per parlare della Torino-Lione».
Da ricordare in parallelo il lavoro degli studenti universitari, che hanno organizzato un partecipato «Uniforum» al Plesso didattico di viale Morgagni e al Dipartimento di Matematica. Dal quale è emerso che non sta riguardando solo l’Italia l’attacco al mondo della formazione, attuato con la riduzione dei fondi, l’aumento di risorse per le strutture private a discapito di quelle pubbliche, e una «mercificazione» dei saperi che penalizza la ricerca di base.
Di qui l’importanza, anche per gli studenti, dello sciopero mediterraneo del 14 novembre: «È grazie alla forza dei movimenti di Spagna, Portogallo, Grecia e anche Italia – osservano sul punto gli universitari – se consideriamo le lotte territoriali presenti che vanno dalla Val di Susa a Taranto, che le realtà sindacali hanno fatto propria l’esigenza di superare i limiti nazionali e convocare uno sciopero europeo».
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