Disoccupazione record In Italia al 10,8 per cento
ROMA — Aumenta in modo preoccupante in Europa e in Italia l’esercito dei disoccupati. Secondo i dati Eurostat a settembre nell’eurozona il tasso dei senza lavoro è arrivato a quota 11,6%, il più alto dal 1995. Un po’ meglio (10,6%) nell’Unione Europea a 27 e anche in Italia, dove è comunque salito al 10,8%, confermandosi il più alto degli ultimi otto anni e record assoluto dal 1999, se raffrontato alle serie trimestrali. Il dato complessivo di Eurolandia ha l’ampiezza di un vero e proprio dramma: i senza lavoro sono ormai 18 milioni e mezzo, di cui 2 milioni e 100 mila creati solo nell’ultimo anno, 3 milioni e mezzo sono i giovani sotto i 25 anni. Per la Grecia e la Spagna si tratta di un baratro senza precedenti: la prima è balzata al 25,1% dal 17,8 di un anno prima, la seconda ha raggiunto il 25,8%. Per entrambe la quota dei giovani disoccupati ha superato il 50%: uno su due dunque non lavora. Anche l’Italia soffre: tra i giovani nella fascia 14-25 anni il tasso di disoccupazione è del 35,1%, aumentato di ben il 4,7% negli ultimi 12 mesi e di 1,3% rispetto ad agosto. Meglio della Spagna ma drammaticamente peggio della media europea (23,3% il nuovo picco).
Non per tutti i Paesi la crisi economica mostra la faccia dura della disoccupazione a due cifre. I tassi più bassi, come sempre, si sono registrati in Austria (4,4%), in Germania e Olanda (5,4%), Lussemburgo (5,2%), mentre non sono ancora disponibili quelli della Francia e del Belgio. Per allargare l’orizzonte, gli Usa sono al 7,8% e il Giappone al 4,2.
Mentre in Italia è ancora in alto mare l’accordo sulla produttività (sempre serva a creare lavoro, il che è tutto da dimostrare), e la legge di Stabilità con il suo rigore sta superando l’iter parlamentare, quello della disoccupazione sta diventando un vero e proprio allarme. Per la Cgil «serve un piano straordinario per l’occupazione che fermi la sua caduta senza sosta». «Questo avvitamento tra austerità e recessione – continua la Cgil commentando i dati Istat sul lavoro – sta mettendo in ginocchio il Paese facendo pagare un conto salatissimo al mondo del lavoro e ai giovani in particolare».
Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni osserva che «questi dati sono il sintomo di un Paese malato che va curato» e per farlo occorre «rivoltarlo come un calzino». L’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si sofferma sul peggioramento dell’ultimo mese che, secondo lui, dimostra la troppa rigidità in entrata della riforma Fornero e che «quindi va rivista con rapidità ». Paolo Reboani, ex collaboratore di Sacconi ora presidente di Italia Lavoro, suggerisce di allestire un piano di intervento a livello europeo («il prossimo Consiglio europeo deve fare un cambio di passo») mentre l’Italia «dovrebbe riscoprire la propria vocazione puntando sull’artigianato».
Roberto Bagnoli
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