Crocetta: «Tre mesi per la svolta o mi dimetto»

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Rosario Crocetta, a Servizio pubblico su La7, si lancia in una promessa solenne. Di più. Il neo governatore siciliano aggiunge di voler «dimezzare gli stipendi dei parlamentari. Diranno no? Allora ce ne andiamo tutti a casa». Il presidente confermato inoltre il suo profilo di nemico della criminalità  organizzata: «La mafia ha votato. Vota per tutti, ma non per me». E racconta che alla fine di una manifestazione a Catania «una signora si è avvicinata e mi ha detto: “È qui che si danno i pacchi di spesa?”».
Il governatore ha anche annunciato una giunta fatta per metà  di donne. E ha già  iniziato dalla sua portavoce: si chiama Michela Stancheris, ha 31 anni, vive in un albergo-museo dalle parti di Cefalù, l’Atelier sul mare di Antonio Presti. E, sorpresa, viene dal più bergamasco dei quartieri di Bergamo, Redona. La neocomunicatrice ha conosciuto Crocetta a Bruxelles, dove era l’assistente parlamentare della socialista Pia Locatelli. Al termine del mandato, è arrivata la proposta dell’ex sindaco di Gela. Poi, quando Crocetta ha deciso di lanciarsi nella corsa siciliana, lei l’ha seguito. Entusiasta: «Qui non ci sono le architetture mentali del Nord, dove le differenze diventano un ostacolo — racconta —. Se sei un immigrato generi curiosità  e non diffidenza». 
E intanto, l’attività  politica all’Ars entra nel vivo. Gianpiero D’Alia, senatore e segretario dell’Udc siciliana, propone per la presidenza dell’assemblea due ex candidati governatori: Nello Musumeci (Pdl) e Giancarlo Cancelleri (M5s). Ma quest’ultimo non ci sta. S’indigna, quasi: «Le poltrone non ci seducono. Temo che questa proposta sia fatta per bloccare una voce libera. Vogliamo parlare di progetti, quello di presidente è un ruolo ingessato e con pochi margini di manovra». D’Alia replica secco: «Cancelleri dimostra di essere soltanto un populista: un conto è assumersi le responsabilità  istituzionali, un conto è voler restare con la telecamerina in mano».
Reazioni ancora più animose alla proposta che era stata lanciata, prima ancora che da crocetta, da Toti Lombardo, figlio dell’ex governatore: dimezzare, appunto, l’indennità  dei consiglieri. Pardon: deputati. Uno per tutti, Nicola D’Agostino (Pds-Mpa): «Lo stipendio di un deputato è di 5 mila euro. Chi propone di tagliarlo del 50% è ipocrita. Sarebbe poco dignitoso per chi fa politica in maniera seria». 
Marco Cremonesi


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