by Sergio Segio | 29 Novembre 2012 10:32
NESSUNA privatizzazione ma impegno a ristrutturare e riorganizzare. Magari partendo anche da una revisione di tutto il sistema dei ticket, che potrebbe andare in pensione se si riusciranno a far contribuire in altro modo i cittadini recuperando 5 miliardi di euro. Il ministro alla salute Renato Balduzzi ieri è tornato sulle parole del premier Mario Monti riguardo al rischio di una futura non sostenibilità del sistema sanitario. Lo ha fatto per dire che si è trattato di «una tempesta in un bicchier d’acqua» e che nessuno nel governo vuole mettere in discussione il carattere pubblico della sanità . C’è però bisogno di ottimizzare i servizi riducendo gli sprechi. Il presidente del consiglio martedì ha parlato di nuove forme di finanziamento. Probabilmente faceva riferimento ad un progetto su cui Balduzzi lavora da tempo, quello della franchigia. Ieri alla camera il ministro ha spiegato che «entro Natale cercheremo di produrre un documento politico di indirizzo per orientare il cammino per il 2013 sulla riforma ticket». La commissione incaricata di lavorare sul nuovo sistema parte da un lavoro dell’estate scorsa di Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari delle Regioni. Proprio con questi soggetti va trovato un accordo per arrivare una riforma che rivoluzionerebbe il sistema sanitario.
Il cuneo per introdurre il progetto della franchigia è la decisione del governo Berlusconi-Tremonti di imporre alle Regioni nel 2014 nuovi ticket per 2 miliardi. Balduzzi ha detto più volte che una manovra del genere è insostenibile. Così si lavora per cambiare completamente il sistema e cancellare definitivamente i ticket, anche quelli più vecchio. Per farlo bisogna studiare un modo per incassare in tutto intorno ai 5 miliardi. Il più recente progetto di Agenas prevede una franchigia che vale l’1 per cento del reddito o dell’Isee (all’inizio si pensava al 3 per mille) dei cittadini. Per chi guadagna 100mila euro, ad esempio, ammonterebbe a mille euro. Per chi ha 10 mila euro 100. A tutte le prestazioni sanitarie verrà data una tariffa, simile a quelle che comunque già esistono, e il cittadino pagherà visite, esami, analisi e magari anche attività ospedaliere, finché non raggiungerà la sua franchigia. A quel punto smetterà di pagare per le prestazioni sanitarie svolte nelle strutture pubbliche e convenzionate. In questo modo si conta di rendere più equo il sistema perché il contributo sarà proporzionale alla ricchezza dell’assistito. Per avviare la riforma, però, sarà necessario rivedere le leggi sulle esenzioni, che di fatto spariranno. In realtà quella per problemi economici sarà riassorbita dalla franchigia, che di fatto è basata sullo stesso criterio. Per chi ha malattie gravi come il cancro saranno previsti sistemi per abbassare il contributo da dare al sistema sanitario. Per altre patologie l’esenzione dovrebbe sparire, seguendo il principio che chi è ricco ma malato può comunque contribuire. Da questo progetto partirà la discussione su come cambiare il sistema di compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria.
Lo stesso Balduzzi ha più volte spiegato di ritenere la franchigia un sistema più equo «Mettere altri ticket è insostenibile – ha detto ieri il ministro per il sistema e per i cittadini, in quanto incentiverebbe molti ad andare a cercare altri nuovi ticket. Alcuni farebbero fatica a pagarli e quindi verrebbe messo in discussione proprio il loro accesso al diritto alla salute, altri andrebbero a cercarsi la soddisfazione delle prestazioni altrove, nel privato, e questo finirebbe per diminuire e indebolire il servizio sanitario nazionale».
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