Consigliera in tv, anatema di Grillo
MILANO — Un nuovo diktat contro gli interventi televisivi, bollati come «il punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show. L’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol». Dal suo blog Beppe Grillo rinnova il mantra dei divieti per gli attivisti del Movimento 5 Stelle. In un post pubblicato ieri, dopo la partecipazione del consigliere bolognese grillino Federica Salsi a Ballarò (nella foto), lo showman si scaglia contro le apparizioni dei suoi sul piccolo schermo. «In una gabbia di un circo, come su un trespolo, muto per ore, povera presenza rituale di cui si vuole solo lo scalpo, macellato come un agnello masochista — si legge —, rispondi per i quattro minuti che ti sono concessi a domande preconfezionate poste da manichini al servizio dei partiti». Nulla di nuovo, anzi passato recente e futuro prossimo per tutti gli attivisti, che ieri si sono schierati a stragrande maggioranza con il loro leader, invadendo i social network di commenti caustici nei confronti del consigliere comunale bolognese (tranne il «dissidente» Giovanni Favia, che intervistato da Telecentro di Bologna, ha commentato: «Io non ho nessun punto G…»). A maggio — galeotto ancora un intervento a Ballarò, stavolta di Paolo Putti — Grillo ammoniva con meno veemenza: «Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero Movimento». Un paio di giorni fa, a margine del commento alle elezioni siciliane (ritwittato anche dalla Salsi), il leader dei 5 Stelle ha chiarito quale sarà il codice di comportamento per i futuri parlamentari grillini. Tra le norme si legge chiaramente «evitare la partecipazione ai talk show televisivi». Il rischio? L’espulsione dal gruppo parlamentare, perché una comparsata in tv — anche per diffondere e chiarire le idee del movimento — rientra tra le «palesi violazioni del Codice di comportamento». Un codice chiaro, che introduce limiti definiti. E anche qualche novità , per confermare una certezza: il volto del partito sarà sempre Beppe Grillo. Non ci sarà alcun punto di riferimento costante in Aula. È prevista infatti la «rotazione trimestrale di capogruppo e portavoce Camera e Senato con persone sempre differenti, la scelta dei capogruppo sarà operata dai gruppi di Camera e Senato». Un meccanismo nuovo per i grillini, che nei parlamenti regionali (complici forse anche i numeri di eletti molto diversi da quelli previsti per le Politiche) hanno capigruppo di norma stabili. E gli onorevoli grillini vedranno decurtato rispetto agli altri parlamentari parte dello stipendio. «L’indennità parlamentare percepita dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili — si legge nel codice —, il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà » (a Montecitorio l’importo lordo è di 10.435 euro, ndr). Diverso il discorso per le differenti voci che compongono lo stipendio: «I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso», scrive Grillo. Si tratta, per la Camera di 3.503,11 euro di diaria, 3.690 euro di rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, oltre ai benefit per le spese di trasporto e di viaggio e alla somma forfettaria annua per spese telefoniche.
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