Come migliorare efficacia e costi di un servizio prezioso

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È la cosa più preziosa che abbiamo e non costa nemmeno tanto. E così oggi a noi sembra normale che se uno è malato possa essere ricoverato in ospedale, curarsi e guarire. E che uno possa avere un trapianto di cuore o di fegato e le cure più avanzate per il cancro senza spendere nulla. Ma in molti Paesi del mondo non è così. Negli Stati Uniti ancora oggi nonostante l’impegno personale di Obama, almeno 23 milioni di persone non hanno accesso alle cure, nemmeno a quelle più necessarie. Là  per afroamericani e ispanici mortalità  infantile e aspettativa di vita sono quelle dei Paesi poveri. Noi questi problemi non li abbiamo, certo che i soldi li dobbiamo spendere bene. Napolitano ha detto fra l’altro che «si può anche razionalizzare purché si cerchino soluzioni innovative». Proprio così anche perché la popolazione invecchia, ci sono sempre più farmaci e sempre più costosi e una tecnologia sofisticatissima che metterebbero in crisi qualunque sistema sanitario se tutto questo non venisse governato. E allora? Serve un grande progetto che parta dai bisogni veri dei cittadini di una determinata area, stabilisca cosa serve davvero e se gli ospedali sono troppi o troppo pochi (e si deve avere il coraggio di chiudere quelli che non servono). Poi bisogna stabilire se quello che si fa è appropriato, e vanno eliminate le attività  ridondanti e quelle inutili. E si dovrebbero poter integrare tutte le competenze di Province e Regioni in un sistema efficiente ma soprattutto efficace (si parla sempre di efficienza, mai di efficacia, che vuol dire: quanti ammalati abbiamo guarito? Quanti sono vissuti più di quanto ci si poteva aspettare? Per quanti abbiamo migliorato la qualità  della vita?). Per un sistema così serve che la medicina del territorio e gli ospedali (ma anche le strutture private che da noi sono basate su fondi pubblici e sostenute dalla fiscalità  collettiva) condividano le stesse finalità . Una su tutte: che la preoccupazione principale sia comunque il bene dell’ammalato. Così il richiamo del ministro Balduzzi a tagli non lineari e a una assistenza che risponda di più ai bisogni della gente è importantissimo a patto che lo si riesca a fare davvero. Certo se i medici si associassero come vorrebbe il ministro e fossero disponibili 24 ore su 24, di letti negli ospedali ne servirebbero di meno. Succederà  davvero? Forse, salvo che non prevalgano gli interessi di qualcuno o di tanti e che l’iter della legge non si inceppi fra convenzioni e pareri delle Regioni. E poi si devono trovare i soldi. Vedremo. Quello che si potrebbe fare subito lo ha indicato ancora Napolitano «guardare avanti, e più ricerca scientifica». Proprio così. In medicina quello che si può fare è praticamente illimitato, ma non tutto serve. Non si dovrebbero poter usare farmaci costosi o costosissimi se non ci sono studi convincenti a dimostrare che siano meglio dei farmaci fuori brevetto. E se proprio vogliamo usare l’ultimo farmaco o l’ultima tecnica, facciamolo nell’ambito di progetti di ricerca, in questo modo fra l’altro paga l’industria che avrà  il vantaggio di ricavarne informazioni preziose molto più in fretta di quanto non succeda oggi. E poi si devono formare i giovani medici alla ricerca scientifica come succede nei Paesi più avanzati, se no passi avanti non se ne fanno. È così che il servizio sanitario pubblico «cura». «Ma si spende di più» dirà  qualcuno. No, si spende di meno.


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