Cina, i mille divieti del Congresso

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PECHINO — La scala che scende verso il nightclub dell’Hotel Chongqing ieri sera languiva in un buio senza speranza. Un foglio avverte che il locale è chiuso «in occasione del 18° Congresso» del Partito comunista che inizierà  tra meno di una settimana, l’8 novembre. Niente musica, neppure le peccaminose lusinghe della penombra né le presenze femminili che la popolano. Al massimo ci si può consolare con la cucina sichuanese del piano di sopra, di un piccante di genere diverso. Se poi i gusti dei cittadini puntano verso passatempi più innocenti, come l’aeromodellismo, anche in quel caso devono tener conto dell’attenzione — o, secondo gli insofferenti, della paranoia — che il Partito riversa nelle misure di sicurezza. Per l’acquisto di velivoli giocattolo radiocomandati si esige la registrazione dell’identità  dell’acquirente. E se anche per la festa nazionale del 1° ottobre a Pechino sono normalmente vietati gli aquiloni, la stretta sui modellini ha raccolto un supplemento di ironia popolare.
L’evento che consegnerà  i destini della Cina a una nuova leadership innervosisce i vertici, riuniti nell’ultimo plenum del comitato centrale uscente, il 17°. Le voci danno ancora aperta la contesa per la scelta dei nomi che affiancheranno i capi già  decisi. La capitale risente del clima, ritrovandosi in bilico tra misure di sicurezza e riflessi condizionati vecchio stile: striscioni onnipresenti inneggiano all’armonia sociale, rinnovano il benvenuto al Congresso, scenografiche composizioni floreali, dotazioni di bandiere nuove. Mobilitati, oltre alla polizia, anche un milione e 400 mila «volontari». Vietata la vendita di coltelli. Ai tassisti è stato chiesto di vigilare su eventuali comportamenti sospetti e di tenersi alla larga dalla Tienanmen durante i giorni del Congresso, ma soprattutto di bloccare l’apertura dei finestrini posteriori nel timore, non esplicitato ma subito colto dall’opinione pubblica, che qualcuno possa lanciare volantini o altro (se a qualche potenziale sovversivo non fosse venuto in mente, adesso ha di che meditare, come quando i genitori di un cinquenne gli raccomandano di non provare a scavalcare la balaustra del balcone…).
L’argomento stesso, il Congresso del Partito, non è tra i più graditi dai censori del regime, come prevedibile. I navigatori della Rete irridono i timori e parlano di «Sparta» («sibada» in mandarino, che suona quasi come «shibada», formula sintetica per «18° Congresso»). Il ministero della Cultura ha dovuto smentire la boutade di un paroliere, Gao Xiaosong: aveva twittato che le reti tv stavano censurando canzoni che contenessero la parola «morte» o altre espressioni poco fauste. Il Congresso porta con sé — secondo il celebre microblogger Zuoyeben fatto proprio dal South China Morning Post — il blocco delle gite scolastiche e delle riprese cinematografiche all’aperto, permessi più stringenti per chi arriva in macchina da fuori, no ai camion dentro la «quinta circonvallazione», concerti rinviati. Internet appare più lento, benché non sempre e non ovunque, e le televisioni piazzate in alcune palestre frequentate dalla classe media ora trasmettono solo programmi cinesi. Tutti ad aspettare l’8 novembre, anche se al Congresso gli spettacoli migliori rimangono riservati agli attori.
Marco Del Corona


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