by Sergio Segio | 17 Novembre 2012 8:19
Nello stesso periodo in cui il mondo occidentale precipitava in difficoltà di cui ancora oggi non si distinguono chiaramente i possibili sbocchi, i paesi emergenti hanno continuato la loro corsa allo sviluppo economico; con la crisi è risultato più evidente come stiamo assistendo a un grandioso passaggio del testimone, al dislocarsi del centro del mondo dall’Ovest all’Est. La nozione di Oriente dovrebbe peraltro essere riconsiderata, più che in quello geografico, in senso culturale, perché fanno anche parte del processo, oltre all’Asia che comunque mantiene oggi la leadership del fenomeno, anche l’America Latina e ormai lo stesso continente africano.
Accanto all’incedere di Cina, India, Brasile e Russia, stanno scalpitando subito dietro realtà economiche come quelle della Turchia, dell’Argentina, del Sudafrica, dell’Indonesia, del Vietnam – per citarne soltanto alcune -, che aggiungono spessore ed articolazione alla realtà del processo in atto. I centri studi internazionali prevedono che nel 2030 i sei paesi più importanti del mondo a livello di prodotto interno lordo dovrebbero risultare nell’ordine la Cina, gli Stati Uniti, l’India, il Brasile, il Giappone, l’Indonesia; nessuna nazione europea, neanche la Germania, rientrerebbe in tale classifica (…). Si tratta di un processo molto rilevante, anche se non esente da contraddizioni profonde, che richiederebbe da parte del nostro paese un’attenzione ben maggiore di quella almeno sino ad oggi prestata, anche perché le tendenze economiche, sociali, politiche di tali paesi diventano con il tempo sempre più cruciali per l’andamento delle cose in Italia ed in Europa.
Bisogna procedere con cautela nel proiettare al futuro delle tendenze in atto oggi, ma il processo sembra inarrestabile, almeno per un certo numero di anni, sia pure, plausibilmente, tra alti e bassi, tra salti in avanti e possibili pause di riflessione. Non mancano, già adesso, problemi profondi in tale grande sviluppo, problemi che vanno dall’estesa corruzione, alle profonde diseguaglianze, alle questioni ambientali (…). Va anche sottolineato come, nell’ambito di tale processo, si manifesti anche una rilevante tendenza allo sviluppo di stretti rapporti economici e, in parte anche politici, del tipo Sud-Sud, circuitando così, almeno in parte, l’intermediazione occidentale sino a ieri trionfante.
L’atteggiamento dei paesi atlantici verso lo sviluppo di queste nuove realtà sembra oscillare tra conflitto e cooperazione, tra la tendenza a voler instaurare proficui accordi economici con realtà ormai incontestabili e quella opposta a frenare il processo di crescita delle nuove realtà (…). La realtà di un mondo strettamente interconnesso, a livello economico, finanziario, politico (…) imporrebbe invece di cercare con tutti i mezzi un grande accordo per assicurare al mondo nei prossimi decenni prospettive di sviluppo pacifiche e in qualche modo equilibrate.
Questo testo è parte dell’Introduzione all’ebook di Sbilanciamoci.info «I nuovi grandi» di Vincenzo Comito. I tre capitoli del volume sono dedicati alla Cina, agli altri tre paesi emergenti e ai rapporti con i paesi più ricchi. L’ebook è scaricabile gratis dal sito
www.sbilanciamoci.info/ebook/I-nuovi-grandi-dell-economia-mondiale.-L-ascesa-di-Cina-India-Brasile-Russia-15310[1]
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