Casini apre sul premio, no del Pdl

by Sergio Segio | 12 Novembre 2012 7:17

Loading

ROMA — La clessidra è agli sgoccioli. E il rischio che gli italiani debbano tenersi il Porcellum si fa sempre più concreto. I partiti non trovano la quadra sulla legge elettorale, il Pdl non intende concedere un «premietto» superiore al 6 per cento e il Pd non vuole accettare bonus inferiori al dieci per cento. Uno stallo che rischia di far saltare tutto, anche se Casini, dopo la bufera con Bersani, ha aperto alla mediazione.
È la settimana decisiva. Come dice il leader leghista Roberto Maroni «la legge elettorale si deve fare o non fare prima di Natale». E adesso ad assillare i partiti è il rischio Beppe Grillo, il timore cioè che possa essere il guru del Movimento 5 Stelle a conquistare il premio al primo partito, facendo l’en plein di parlamentari e lasciando le grandi forze di un tempo a dividersi quel che resta. «Con il Pdl in liquefazione il premietto al partito di cui si discute al Senato è pericoloso — avverte Bruno Tabacci, candidato alle primarie di centrosinistra — Non c’è di peggio che sfidare gli italiani… Potrebbe venir loro voglia di votare in massa Grillo».
È un momento cruciale. Lo sbarramento del Pd è netto, la minaccia di Pier Luigi Bersani di un «Vietnam» parlamentare alla Camera ha indotto Pier Ferdinando Casini a riaprire il dialogo. I due leader hanno ripreso i contatti e trovato l’intesa sul premio di consolazione al 10%, ma lo stop del Pdl è energico. «No ad accordi che ci escludano — avverte Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori —. Se la legge elettorale dev’essere il frutto di un accordo, non può essere tra due soli partiti». Il Pdl non vuole che si ricrei l’asse tra Pd e Udc e Quagliariello pianta ben saldi i paletti del suo partito: no a un premio di coalizione «eccessivo» e no a «premi truffa» per la prima forza politica, se nessuno dovesse raggiungere la soglia del 42,5 per cento. Quagliariello ha chiamato il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, e ha avuto da lui rassicurazioni sul fatto che i centristi non intendono rinnegare la «linea comune», scongiurare cioè che il centrosinistra possa stravincere. «Il premio non può essere enorme, aumentarlo è una follia — insiste Quagliariello — Se lo prende Grillo si va di nuovo alle elezioni». Nei contatti riservati il Pdl ha fatto sapere al Pd che, impuntandosi su un bonus al dieci per cento, rischia di saltare tutto e «Bersani dovrà  assumersene la responsabilità ». Ma il segretario del Pd resta fermo sulla sua proposta, soglia del 40 per cento e premio al 10, con la disponibilità  a scendere fino all’8 per cento, ma non oltre. «Siamo al lupo e all’agnello in salsa elettorale. Se si vuole trovare un accordo noi ci siamo, ma non accettiamo di mettere l’Italia all’avventura togliendole ogni possibile governabilità  â€” insiste il segretario del Pd — Non siamo isolati. E veniamo accusati di arroganza da coloro che hanno pensato di procedere a colpi di mano parlamentari». A Casini il leader democratico lo ha detto con chiarezza: chi tifa per il pareggio sbaglia i conti, perché se non c’è un vincitore non resta che tornare a votare, altro che grande coalizione o Monti bis…
Per Angelino Alfano, i «mal di pancia» dei democratici sono «un modo indiretto di tenersi il Porcellum». Il segretario del Pdl vede «l’accordo vicino» ma sulla base di un premio ragionevole: «Bersani e Vendola non possono pensare che prendono il 35 per cento e possono arrivare al 55», ha detto a «In mezz’ora» su Rai3. E anche Casini, mentre apre al premio a cui Bersani aspira, ammonisce il leader del Pd. «Bersani vuole una soglia del 10. Eravamo d’accordo prima, oggi e domani — scrive su twitter — In realtà  si vuole un centro vassallo della sinistra: non esiste!». Nella polemica interviene il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che su Repubblica invita a sgombrare il tavolo dai veti e propone un compromesso sulle modalità  di assegnazione dei seggi: preferenze e una quota di candidature bloccate. Ma come dice Roberto Rao, braccio destro di Casini, «più il tempo passa, più i rapporti si deteriorano e più il Porcellum è dietro l’angolo». Se pure la legge Malan, dal nome del relatore al Senato, dovesse approdare alla Camera, per superare le prevedibili resistenze dei singoli deputati c’è bisogno di un accordo molto ampio: «Bisogna essere forti e io questa forza non la vedo, un patto che si regga su pochi numeri avrebbe vita breve».
A sentire Matteo Renzi i partiti «stanno cercando di votare una legge persino peggio del Porcellum». Se vincesse le primarie e poi le politiche, il sindaco di Firenze darebbe «battaglia forte» per cambiarla nei primi tre mesi di governo. E la sua scelta cadrebbe sulla legge dei sindaci, «la migliore per garantire governabilità ».

Post Views: 173

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/11/casini-apre-sul-premio-no-del-pdl/