Budget Ue, si rinvia a inizio 2013
BRUXELLES — Sono bastate poco più di quattro ore ai 27 capi di Stato e di governo dell’Ue per capire che nemmeno dalla seconda giornata del summit sarebbe uscito un compromesso su come finanziare e poi ripartirsi il bilancio comunitario 2014-2020. Il presidente stabile del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, che aveva organizzato questo vertice straordinario, ha ammesso il nulla di fatto e rinviato tutto a un nuovo incontro a inizio 2013.
Il Regno Unito non è rimasto isolato. Anche Germania, Olanda, Finlandia, Danimarca e Svezia, tutti contributori netti che versano all’Ue più di quanto ricevono, volevano più tagli rispetto agli 80 miliardi che Van Rompuy proponeva di eliminare su circa un trilione di euro (mille miliardi) previsto in sette anni. Francia e Italia, egualmente contributori netti, appoggiate dal Belgio, hanno frenato i tagli per non perdere troppo negli aiuti all’agricoltura e alla coesione. Spagna, Portogallo, Grecia e molti Paesi membri dell’Est, che incassano più di quanto pagano per l’Ue, chiedevano perfino aumenti nelle politiche comunitarie di sviluppo. Il premier Mario Monti, che giovedì scorso era entrato nel vertice definendo «inaccettabili» i pesanti tagli previsti per l’Italia nei fondi per l’agricoltura e la coesione, ha rivendicato alcuni recuperi contenuti in una seconda proposta di Van Rompuy, ora incaricato dai 27 leader di sviluppare il negoziato con nuovi incontri bilaterali nelle prossime settimane.
«Siamo soddisfatti? No — ha dichiarato Monti —. Ma le nostre richieste stanno ricevendo grande attenzione. Il fatto che la coperta sia molto stretta non garantisce che ognuno sia pienamente soddisfatto. Ma noi non ci sentiamo messi in un angolo e trattati con minore dignità di altri Paesi». Il premier ha parlato di maggiore autorevolezza dell’Italia rispetto alla trattativa sul bilancio del 2005. E ha contestato, insieme al presidente francese Franà§ois Hollande, «il sistema iniquo degli sconti» sui contributi all’Ue, vantaggiosi soprattutto per il Regno Unito, ma anche per altri Paesi ricchi come «Germania, Svezia, Olanda e Austria». Monti ha chiesto di «rivedere il meccanismo dei rimborsi» finora a carico principalmente dei contribuenti francesi, italiani e spagnoli.
Hollande ha contestato la richiesta di maggiori tagli del premier di Londra David Cameron, rinfacciandogli proprio «lo sconto britannico» e ventilando una richiesta di rimborso avanzata dall’Eliseo. Il presidente socialista francese si è trovato in contrasto anche con la cancelliera tedesca di centrodestra Angela Merkel, che insiste per ridurre le spese Ue, rendendo difficile la ricostituzione del tradizionale asse Parigi-Berlino. Hollande ha spiegato che la Germania «non ha voluto isolare il Regno Unito, e la Francia voleva che i Paesi della coesione, uniti sulle politiche per la crescita e la politica agricola comune, potessero farsi sentire». Merkel ha invitato a trovare un accordo all’inizio dell’anno nuovo, sostenendo che sul bilancio è «meglio non forzare, non vogliamo mettere fretta, ma un accordo serve perché ricordiamoci cosa succederebbe se mancasse». Molte attività dell’Ue ne uscirebbero ridimensionate o paralizzate. Cameron però ha insistito che «non ci sono scuse per non tagliare il bilancio Ue» e ha rilanciato le accuse britanniche agli sprechi di Bruxelles e agli alti stipendi degli euroburocrati. Monti ha mostrato ottimismo individuando «il desiderio di tutti di arrivare in alcune settimane a un accordo», anche se ha ammesso che è difficile prevedere «cosa verrà fuori».
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