by Sergio Segio | 6 Novembre 2012 8:02
ROMA — Torna la tensione sui mercati dei debiti sovrani: gli spread dei rendimenti dei titoli italiani, e ancora di più di quelli spagnoli, rispetto ai Bund tedeschi ieri si sono ampliati in misura significativa. Il differenziale dei Btp decennali, dopo aver toccato i 360 punti percentuali, ha chiuso a 357 punti segnando nuovamente un tasso al 5%. Per i Bonos spagnoli l’allargamento è stato superiore: 433 punti per un rendimento del 5,76%. Del resto sono proprio le incertezze sulla situazione di difficoltà delle banche iberiche (i crediti dubbi del settore finanziario spagnolo sono aumentati fino a quota 194 miliardi, di oltre il 34%, nel primo semestre dell’anno secondo i dati della Banca di Spagna) unite alla preoccupante attesa, che sembra doversi prolungare rispetto al previsto, per un accordo sugli aiuti alla Grecia a determinare il ritorno di nervosismo tra gli investitori. Sul calo dei listini, che ieri ha accompagnato l’aumento degli spread, ha invece influito anche, sulla scia di Wall Street, l’indecisione legata all’imminente voto negli Usa. I risultati peggiori sono stati di Madrid (-1,89%) e Milano (-1,43%), seguite da Parigi(-1,26%), Francoforte(-0,51%) e Londra (-0,50%).
Questo scenario di un’economia ancora in cerca di una soluzione dei principali nodi di crisi ha fatto da sfondo alla riunione dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali dei venti Paesi più ricchi del mondo che si è chiusa ieri a Città del Messico. «La crescita globale rimane modesta e i rischi di un ribasso restano elevati» per «il possibile ritardo» dell’Europa nel completamento delle misure annunciate; per il fiscal cliff degli Usa alle prese con la prospettiva di un taglio automatico e massiccio (600 miliardi) del bilancio e per i problemi fiscali del Giappone, ha rilevato il documento finale del G20 messicano. Ministri e governatori pur riconoscendo i progressi fatti hanno chiesto all’Europa di attuare nei tempi previsti le politiche anti-crisi. Così come hanno chiesto a Washington di assicurare «la sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo termine». «Faremo tutto il necessario per rafforzare l’economia globale», affermano ancora nel comunicato. In cui si insiste sul fatto che il «ritmo del consolidamento dei bilanci deve essere tale da sostenere la ripresa». L’approccio al risanamento deve essere cioè «morbido» alla luce «della debole crescita mondiale».
«L’economia globale in generale, sia negli Usa che nei Paesi emergenti, mostra una tendenza al miglioramento, e questo fa ben sperare», ha osservato comunque al termine del vertice il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli il quale ha subito avvertito che se l’Italia «dovesse fare marcia indietro o cambiare direzione rispetto a quanto fatto finora, quello della comunità internazionale sarebbe un giudizio molto negativo con tutte le conseguenze del caso». Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, aggiungendo che in ogni caso la «ripresa sarà lenta», si è invece soffermato sul funzionamento del «bazooka» armato dalla Bce per «portare a zero il rischio euro». Occorre che i paesi bisognosi di aiuto «cambino il modo di comportarsi e siano monitorati condizionalmente dall’Esm» per ottenere l’intervento di Francoforte, anche se l’ideale sarebbe non doverlo utilizzare. A questo proposito a Città del Messico la Spagna, tramite il ministro delle Finanze, Luis De Guindos, ha negato ancora una volta di essere prossima alla richiesta d’aiuti.
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