by Sergio Segio | 30 Novembre 2012 8:49
Le maggiori banche europee accusano nei primi nove mesi del 2012 un forte calo degli utili. Lo rileva l’ultimo rapporto di R&S-Mediobanca sui maggiori istituti del continente. Documento che mostra anche che nel primo semestre 2012 è diminuita l’esposizione dei big europei del credito sul debito sovrano Italia; i crediti dubbi hanno registrato un forte peggioramento in particolare in Italia dovuto però anche al maggior rigore di Via Nazionale; le nostre aziende di credito restano fanalino di coda per quanto riguarda la caduta delle quotazioni in Borsa con quotazioni dimezzate rispetto al 2009.
Per quanto riguarda la redditività , le 18 banche big europee che hanno finora comunicato i risultati dei primi nove mesi hanno registrato un calo del 37,8%, da 38,5 a 23,9 miliardi. Sul peggioramento ha inciso ancora l’applicazione della opzione fair value option, con un apporto per 20 miliardi, malgrado nel 2011 fosse stato forte l’impatto della svalutazione di titoli greci per 9,1 miliardi e di avviamenti per 8,7 miliardi, in particolare dovuti a Unicredit. E i conti di Piazza Cordusio sono tornati in utile netto per 1,41 miliardi contro un passivo di 9,32 miliardi un anno prima, grazie soprattutto al venir meno delle svalutazioni di avviamenti e alla contabilizzazione nel 2012 di plusvalenze sul riacquisto di propri titoli per 756 milioni. Voce che per Intesa Sanpaolo, che ha visto un calo dell’utile a 1,69 miliardi limitato al 12,5%, è stata di 601 milioni.
Per quanto riguarda i crediti dubbi, i big europei registrano un aumento dell’1,1% a 548,5 miliardi. Il peggioramento è più marcato per UniCredit e Intesa che hanno visto aumentare i crediti dubbi lordi rispettivamente del 7,2 e 9,1% a 77,7 e 45,6 miliardi. Il confronto tra Paesi, sottolinea però il rapporto, sconta importanti diversità regolamentari nella definizione dei crediti dubbi. Nel caso dell’Italia vale una prassi particolarmente prudente, tanto che l’incidenza sui crediti alla clientela dei due maggiori istituti nazionali è pari al 12%, oltre il doppio della media europea (5,1%).
L’esposizione sui titoli di Stato italiani delle prime 20 big europee è scesa a fine giugno a 174 miliardi dai 196,4 miliardi di un anno prima. Di questi 121,4 miliardi sono nei portafogli di Unicredit e Intesa, che hanno invece aumentato l’esposizione sul rischio sovrano domestico in 12 mesi di 18 miliardi. Intesa Sanpaolo in particolare ha utilizzato il 39% dei 36 miliardi di liquidità raccolta nelle due aste Bce per acquistare Bot e Btp portando a fine giugno la propria esposizione a 80,4 miliardi rispetto ai 64,5 miliardi di un anno prima, mentre Unicredit l’incremento è stato da 38,6 a 41 miliardi. Il solo l’istituto estero ad aumentare la quota in Bot e Btp è stata la Deutsche bank per 1,4 miliardi.
E proprio il rischio Italia pesa anche in Borsa: da fine 2009 i big europei hanno perso in media il 18%, mentre le capitalizzazioni di Unicredit e Intesa sono calate di oltre il 48%. Piazza Cordusio però nei primi 11 mesi di quest’anno ha recuperato il 63,7%, con una performance seconda solo a quella della Lloyds, pari all’83%.
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